ROMA – Corsa al centro per puntellare l’area Draghi. Il sindaco di Milano Sala: “Mai a destra o con i populisti”. Beppe Sala rompe il silenzio. Il sindaco di Milano ha trascorso gli ultimi giorni chiuso in casa perché positivo al Covid, ma da quando si è consumata la scissione all’interno del M5S, facendo la rassegna stampa mattutina ha spesso trovato il suo nome al fianco di quello di Luigi Di Maio. Insieme, secondo molti, sarebbero i leader del nuovo ‘centro’, possibili testimonial ‘nord-sud’ di quello che molti nei corridoi del Palazzo definiscono ‘il Draghi dopo Draghi, forse senza Draghi’. Fatto il tampone negativo, l’ex manager decide subito di dire la sua. “Ha senso parlare di ‘centro’ nella politica dei giorni nostri? O è solo funzionale a descrivere uno spazio diverso?”, esordisce retoricamente. Poi delinea il perimetro: “I centristi per governare dovrebbero comunque stare con altri, da una parte o dall’altra”. “Per quanto mi riguarda – mette nero su bianco – non potrei stare con la destra. Non potrei stare con i populisti, ma solo con chi ha veramente un animo popolare”. Sala ribadisce poi ancora una volta di voler restare a palazzo Marino fino a fine mandato, ma tra le righe c’è già traccia di quello che potrebbe essere l’orizzonte. “La politica ora è la mia vita e lo sarà certamente anche in futuro. Per questo parlo con tutti e sono interessato al futuro del mio Paese”, scrive, prima di delineare una sorta di ‘manifesto’ di un movimento green-progressista legato più al pragmatismo che alla retorica. “Da tempo mi dedico alla questione ambientale e seguiterò ad impegnarmi in questo senso. Con il realismo che orienta la mia azione a Milano”, precisa.
L’ambiente, si ricorderà, è anche la prima stella del M5S. In questi ultimi tempi, anche prima del ‘terremoto’ dimaiano, diverse sono state le interlocuzioni sottotraccia del sindaco di Milano con alcuni esponenti grillini. In ogni caso l’uscita del titolare della Farnesina dal Movimento e la creazione di ‘Insieme per il futuro’ potrebbe accelerare le cose. Intanto, frenetici sono contatti e movimenti tra i centristi in Parlamento. Dopo l’addio di Simona Vietina e Antonio Lombardo (che si è accasato nel gruppo fondato dal ministro degli Esteri) Coraggio Italia non è più un gruppo parlamentare della Camera. L’ufficializzazione data nell’aula di Montecitorio dal presidente Roberto Fico dà il via a una nuova metamorfosi della geografia parlamentare. Tra i 18 deputati rimasti è pronta a consumarsi una nuova scissione.
A rompere definitivamente sono Giovanni Toti e Luigi Brugnaro e, secondo chi ha in mano il pallottoliere, 10-11 parlamentari sarebbero pronti a fondersi in una nuova componente del gruppo Misto, federando ‘Italia al centro’, drappello guidato da Giovanni Toti e Gaetano Quagliariello e ‘Vinciamo Italia’, guidato dall’ex capogruppo CI Marco Marin. Gli altri 7 deputati secondo diversi rumors “alla fine approderanno in Insieme per il futuro”, ma è Emilio Carelli a chiamare l’alt. “Abbiamo incontrato questa mattina Luigi Brugnaro e gli abbiamo ribadito la volontà di restare in Coraggio Italia e di rilanciare il progetto anche sul territorio – dice a LaPresse – Contatti e dialogo” con Di Maio “ci sono, ma questo in politica non vuol dire spostare armi e bagagli in un altro gruppo”. Brugnaro, pur lodando il “coraggio” di Di Maio, conferma: “sono e resto nel centrodestra”.
Tra i costruttori della potenziale ‘area Draghi’, poi, entrano di diritto anche Carlo Calenda, Matteo Renzi, Emma Bonino, Mara Carfagna. “Il metodo Draghi dovrebbe essere adottato da ogni partito e conservato anche dopo questo governo: serietà, responsabilità, credibilità in Europa e nel mondo”, dice sibillina la ministra per il Sud, che non si sbilancia su un possibile futuro al centro, ma definisce “molto coraggiosa” la scissione messa in atto da Luigi Di Maio. Bonino, invece, è netta: “Non sono interessata a movimenti al centro di gruppi che si fanno e si disfanno nel giro di una notte. Sono più interessata – aggiunge centrando il punto – ad avere una legge elettorale più seria”. Gran parte del destino del ‘nuovo’ centro, infatti, dipenderà dalle regole del gioco. “Se i partiti si metteranno d’accordo sul proporzionale ognuno potrà correre da solo, altrimenti – pronostica un deputato di lungo corso – il centro potrebbe finire schiacciato da due coalizioni fatte di sigle che già mal si sopportano alla partenza”.
(LaPresse – Nadia Pietrafitta)