Cosca Fragnoli: fari dell’Antimafia su Razzino

La sua presenza in città tra i motivi che hanno spinto la Dda a chiedere di riportare in cella il leader del gruppo

MONDRAGONE – Gli anni trascorsi in cella, spesso, anche quando sono tanti, non riescono a spegnergli l’animo mafioso che gli era costato la libertà. Il soggetto che entra in cella da criminale è probabile che la lasci, invece, con nuove skills malavitose e rafforzate relazioni con esponenti di altre organizzazioni. Insomma, il carcere, in principio luogo di riabilitazione sociale, rischia di essere palestra di delinquenza. Ed è per questo che gli investigatori dedicano tanto della propria energia alle scarcerazioni dei mafiosi. Il loro ritorno in libertà, tenuto conto che tra le sbarre, come detto, hanno potuto potenziare lo spirito criminale, può condizionare, in peggio, le dinamiche illegali formatesi in loro assenza sui territori. E laddove quelle attività criminali covavano sotto la cenere, con l’arrivo di un pezzo da novanta possono ridestarsi e innescare un vero e proprio incendio.

Tale ragionamento rappresenta la base della tesi che ha spinto i carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone, nei mesi scorsi, a chiedere ai pm Ciro Capasso e Vincenzo Ranieri di attivarsi per riportare ‘dentro’ Giacomo Fragnoli, alias Il Lungo. Il boss era tornato a Mondragone lo scorso gennaio, dopo aver trascorso ininterrottamente 12 anni in prigione (gli ultimi passati al 41 bis a L’Aquila). Qualche mese dopo aver riacquistato la liberto, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in prigione con l’accusa di omicidio. Per gli inquirenti, nel 2003 partecipò all’organizzazione dell’assassinio di Giuseppe Mancone, detto Peppe ‘o rambo. Episodio che confessò nel 2016 proprio Fragnoli, ma dando una versione dei fatti, secondo la Dda, più edulcorata sul proprio ruolo avuto in quell’assassinio che sarebbe connesso al business dello spaccio di droga.

Oltre all’accusa di omicidio, l’ordinanza cautelare emessa dal gip di Napoli su proposta della Dda, si poggia pure sul peso mafioso che caratterizzava e caratterizza Fragnoli e, in particolare, sul fatto che la sua scarcerazione avrebbe potuto dare un forte impulso vitale alla cosca. Inoltre, il suo essere a Mondragone, hanno relazionato i carabinieri, era da considerare ulteriormente pericoloso perché da mettere in collegamento con la permanenza sul territorio di altri mafiosi appartenenti alla stessa cosca. E tra questi, spicca la figura di Ernesto Razzino, alias Scarola, elemento apicale del disciolto clan La Torre, contiguo ai Fragnoli. Razzino, seppur fisicamente non al meglio, mentre il boss Giacomo era tornato in libertà, si trovava ai domiciliari: li aveva ottenuti nell’ottobre 2023. Adesso è libero.

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