ROMA – Meno contagi ma più decessi. L’altalena del bollettino giornaliero covid, che presto potrebbe finire in soffitta, regala un quadro in chiaroscuro. Le notizie negative arrivano dai decessi. Nelle ultime 24 ore, complici anche alcune notifiche di giorni antecedenti, i morti registrati sono 313. Si tratta del numero più alto a partire dallo scorso maggio. I nuovi casi invece tornano sotto quota 200mila.
Sono 196.224 con un tasso di positività del 16,5% e 1.1 milioni di tamponi processati. Al momento oltre 2.2 milioni di italiani risultano positivi al virus. Sull’opportunità di proseguire con la diffusione giornaliera dei dati il dibattito resta all’ordine del giorno. “C’è troppa ridondanza di informazione – riflette con LaPresse David Lazzari presidente del Consiglio nazionale ordine psicologi – il problema non è tanto il bollettino giornaliero quanto l’uso che se ne fa. Servono dati autorevoli che siano resi disponibili a tutti ma non ossessivamente”.
Negli ospedali, invece, cresce il saldo dei ricoverati in area medica (+242) ma cala quello dei malati in terapia intensiva (-8) nonostante i 156 ingressi giornalieri. A certificare il momento complicato che si vive nelle strutture sanitarie è il monitoraggio di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) dal quale si evince che l’occupazione dei reparti sale al 27% a livello nazionale e quella delle terapie intensive al 18%.
Nella sezione dove vengono presi in carico i malati più gravi – spiega Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) – il 67% sono ‘no vax’ e la metà di loro prima di finire in ospedale, non aveva comorbidità. Sempre in tema ospedaliero la Lombardia annuncia che a partire da venerdì verrà fatta la distinzione fra quali ricoveri afferiscono direttamente a una patologia ‘Covid-dipendente’ come polmoniti e gravi insufficienze respiratorie e quali invece si riferiscono a pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi riscontrati positivi al tampone pre-ricovero.
Omicron, insieme alle nuove misure volute dal governo, spinge nuovamente con forza pure la campagna di vaccinazione. Ieri è stata sfiorata quota 700mila somministrazioni, un nuovo record. Fra queste ben 77.500 sono state prime dosi, di cui 48 mila bambini e 22.500 over 50, la categoria per cui è stato introdotto l’obbligo.
Quasi 550 mila invece i richiami. E che i vaccini restino un’arma fondamentale per gestire questa fase “nuova e densa di complessità”, lo ribadisce il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Siamo arrivati all’89,58% di prime dosi, sono numeri incoraggianti”, dice precisando come la strategia del governo resti quella di “ridurre l’area dei non vaccinati che sono esposti alla malattia grave e allentare così la pressione sugli ospedali”.