MILANO – Sale il malcontento tra le categorie, che con il governo Draghi speravano in una linea meno rigorista sulle chiusure. In particolare per il settore di cura alla persona. “Non vogliamo ristori, ma tornare produttivi per noi stessi, per i clienti, per i nostri collaboratori e per tutte le rispettive famiglie. In Italia il nostro settore vale 6 miliardi di euro, contiamo 130mila tra saloni e centri estetici e intorno a noi ruotano 263mila addetti”, rimarca a LaPresse il presidente di Cna Benessere Piemonte (acconciatori) Giuseppe Sciarrino, “secondo l’Inail il rischio Covid nelle nostre sedi è dell’1,9%”.
Perdite ingenti per saloni e centri estetici
“Siamo chiusi da quasi sei mesi e registriamo delle perdite medie del 28,5% per i saloni e del 30,5% per i centri estetici che non ci consentono di ottenere anche i minimi ristori. Alla luce di questo fa rabbia vedere che la nostra chiusura, invece, sta alimentando un abusivismo prepotente e disonesto che porta in giro il virus ed evade le tasse. Tutto si potrebbe risolvere con la riapertura di spazi già attrezzati secondo i protocolli e storicamente attenti all’igiene per operatori e clienti”. Con la prospettiva di altre settimane di lockdown regionali, Cna, Confartigianato e Casartigiani hanno promosso una petizione per chiedere a governo e Parlamento la ripresa dell’attività di acconciatori ed estetiste anche in zona rossa, che in sole 24 ore ha raccolto 20mila firme.
I danni delle chiusure
La chiusura a livello economico è “una tragedia” per la categoria dei parrucchieri, sottolinea Federica Coppola, responsabile brand manager di Aldo Coppola per l’Italia, marchio leader nell’hair style che conta circa cento saloni in tutta la penisola ed è presente anche all’estero. Quanto ai ristori, “sembra una barzelletta. Con una perdita del 50% del fatturato quello che ti ritrovi in tasca è tra il 2% e il 4%, non è sostenibile. Con queste briciole io vedo difficile per tantissime attività riuscire a risollevarsi”.
In ginocchio anche la ristorazione
Non va meglio sul fronte della ristorazione, che con la scelta dell’esecutivo di non ripristinare le zone gialle nelle prossime settimane sarà ancora costretta a limitarsi all’asporto. Fiepet Confesercenti parla di “accanimento” nei confronti di migliaia di imprenditori, che saranno condannati a ulteriori perdite di fatturato, “ci saremmo aspettati un cambio di passo e quantomeno il via libera contestuale a un nuovo decreto con indennizzi alle imprese costrette a chiudere. Invece nulla”.
(LaPresse/di Silvia Caprioglio)