Covid: Draghi difende la linea dura, proteggere il Ssn. E l’Economist incorona l’Italia ‘Paese dell’anno’

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Mario Draghi

ROMA – Mantenere il “vantaggio” – in termini di minore diffusione di Omicron – dell’Italia rispetto agli altri Paesi, e proteggere il Sistema sanitario nazionale. Mario Draghi, di fronte ai colleghi capi di Stato e di Governo riuniti per il Consiglio europeo, difende la linea dura impressa da Roma sugli arrivi. Grazie ai “numeri elevati” della campagna di vaccinazione (l’83-85% di immunizzati, 500mila terze dosi effettuate, sottolinea il premier) il nostro Paese “per ora” non la tragica impennata di contagi che da giorni altre capitali internazionali sono costrette a registrare.

La stretta, che prevede fino al 31 gennaio l’obbligo di un test negativo in partenza per chi proviene dai Paesi Ue e, in aggiunta, una quarantena di 5 giorni per chi non è vaccinato, quindi, è necessaria – dice ai leader come aveva già fatto in Parlamento di fronte a deputati e senatori – per non tornare a dover pagare un prezzo che è già stato troppo alto, con 135.000 morti e la caduta del 9% del Pil.

Bruxelles continua a chiedere un approccio coordinato nelle misure di contrasto al Covid, che non ostacoli la libera circolazione tra gli Stati o i viaggi all’interno dell’Ue e le conclusioni del Consiglio europeo lo mettono nero su bianco. Draghi concorda, ma rilancia.  Il coordinamento a livello Ue “deve essere guidato dal principio di massima cautela”, dice, chiedendo di rafforzare la definizione di alcuni aspetti: vaccinazioni, data di scadenza del Green pass e campagna sulla terza dose.  

Quanto ai rilievi mossi a Roma per il mancato preavviso di 48 ore previsto dai regolamenti, smorza i toni il sottosegretario agli affari europei, Enzo Amendola: si è fatto “molto rumore per nulla. C’è un coordinamento solido”, assicura, pur ammettendo la “necessità” per ogni Paese di proteggere i propri dati. Insieme sì, dunque, ma tenendo alta la guardia, la linea ribadita dal premier, per non arrivare a nuove chiusure e garantire una qualche ‘normalità’ al Natale.

Palazzo Chigi e gli esperti del Cts tengono sotto stretta e costante osservazione i dati. E se Franco Locatelli definisce “ipotesi da considerare” l’introduzione dell’obbligatorierà del tampone – anche per i vaccinati, per accedere ai grandi eventi – e la possibilità di prevedere mascherine all’aperto per tutti, il governo non pensa a nuove svolte, almeno nell’immediato. I dispositivi di protezione all’aperto in luoghi affollati sono già obbligatori, viene sottolineato, nell’ottica di guardare sempre al buon senso come stella polare. 

A blindare la strategia messa in campo da Roma, poi, a Consiglio europeo in corso, arriva anche il riconoscimento del ‘The Economist’. L’Italia, per la popolare rivista britannica, è il ‘Paese dell’anno 2021’. Il premio, ricorda il tabloid, non va al Paese “più grande, al più ricco o al più felice”, ma a quello che “è migliorato di più nel 2021” e l’Economist sceglie Roma “non per l’abilità dei suoi calciatori, che hanno vinto l’Europeo, né per le sue pop star, che hanno vinto l’Eurovision Song Contest, ma per la sua politica”.

In particolare, è la sottolineatura, con “Mario Draghi” l’Italia “ha acquisito un premier competente e rispettato a livello internazionale”. Non solo. “Per una volta – mette nero su bianco – una larga maggioranza dei politici italiani ha seppellito le proprie divergenze per sostenere un programma di profonda riforma” che dovrebbe permettere a Roma di ottenere “i fondi a cui ha diritto nell’ambito del piano di ripresa post-pandemia dell’Ue”.

Apprezzamento, poi, per la strategia messa in atto contro il Covid e per la ripartenza. “Il tasso di vaccinazione contro il Covid in Italia è tra i più alti d’Europa. E dopo un 2020 difficile, la sua economia si sta riprendendo più rapidamente di quelle di Francia o Germania”. Dopo il Financial times, però, anche la rivista inglese non manca di mettere in guardia il Belpaese per il prossimo futuro.

“C’è il rischio che questa improvvisa ondata di buon Governo – è l’avvertimento – possa essere invertita. Draghi vuole diventare presidente” della Repubblica, “un incarico più di rappresentanza, e potrebbe succedergli un primo ministro meno competente – si legge nell’articolo –  Ma è difficile negare che l’Italia di oggi sia un posto migliore di quanto non fosse nel dicembre 2020. Per questo è il nostro Paese dell’anno. Auguri!”.(LaPresse)

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