Covid, focolaio a Regina Coeli. Sergi: “Ora vaccini, qui il virus è probatio diabolica”

In Italia su un totale di 52.207 detenuti sono 823 gli attualmente positivi. Di questi 793 sono asintomatici, 13 hanno sintomi tali da poter essere curati in carcere e 17 ricoverati

Foto Cecilia Fabiano - LaPresse in foto il carcere di Regina Coeli

ROMA – Un centinaio di detenuti in quarantena e test a tappeto nel carcere romano di Regina Coeli dove un positivo al Covid è entrato in contatto con decine di persone dell’ottava sezione contagiandone almeno due. Su tutti gli altri si attendono i risultati dei tamponi effettuati in tempi rapidi, come prevede il protocollo sanitario.

La lotta al virus

La lotta al virus, che con le varianti è diventato ancora più contagioso, in carcere “è una probatio diabolica”, una prova impossibile, è lo sfogo di Silvana Sergi, direttrice del carcere romano. Che, contattata da LaPresse, sottolinea l’importanza della campagna vaccinale: “E’ fondamentale per tutta la comunità penitenziaria – spiega -. È importante che ogni struttura sia protetta dal vaccino per due aspetti: da una parte quello sanitario, perché è evidente che qui la convivenza, in rapporto agli spazi, può essere un fattore scatenante sui contagi. Ma a questo si aggiunge un profilo di vivibilità per tutti. Sui detenuti la pandemia ha inciso in modo molto duro, procurando ansia, timori e reazioni a volte estreme”.

La campagna vaccinale

Causa Covid, a Regina Coeli i detenuti, al netto di emergenze come quella di queste ore, vengono sottoposti a tampone ogni 15 giorni e le visite dei familiari sono state sospese: tutto si fa attraverso video chiamata. Dalla campagna vaccinale si deve ripartire, è convinta Sergi, “purché comprenda anche tutti gli operatori, oltre ai detenuti. Perché l’uno senza l’altro non ha senso”, chiosa. Dello stesso avviso il garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia, secondo il quale “i vaccini sono indispensabili per prevenire futuri focolai”.

Il focolaio

Il focolaio Covid del carcere romano è solo l’ultimo di una lunga serie ad interessare gli istituti penitenziari della Penisola, dove in una anno sono morti di Covid una trentina tra detenuti e agenti. Solo nella Capitale, nella sezione femminile di Rebibbia, sono circa settanta le persone contagiate, nella maggior parte dei casi asintomatiche.

I dati

In Italia su un totale di 52.207 detenuti sono 823 gli attualmente positivi. Di questi 793 sono asintomatici, 13 hanno sintomi tali da poter essere curati in carcere e 17 ricoverati. A oggi, ne sono stati vaccinati 6.356, il 12%. Mentre per quanto riguarda la polizia penitenziaria, dei 36.939 agenti in servizio, 683 sono positivi al Covid, per la maggior parte asintomatici (665), 7 sono in isolamento con sintomi lievi e 11 ricoverati. Sono 15.155 gli agenti che hanno avuto almeno una dose di vaccino. Infine dei 4.021 appartenenti al personale amministrativo, 44 sono stati contagiati dal Covid e 1.557 hanno iniziato le vaccinazioni.

(LaPresse/di Alessandra Lemme)

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