Milano, 9 lug. (LaPresse) – “La curva epidemica della variante Delta è in lenta ma progressiva ascesa: non siamo in una situazione allarmante, ma è lecito immaginare che con la fine dell’estate possa aumentare notevolmente il rischio di nuovi contagi, soprattutto per gli operatori sanitari, per i professionisti costantemente a contatto con i soggetti fragili nelle realtà ospedaliere. In quest’ottica di nuova recrudescenza del virus, preoccupano non poco i casi dei quattro infermieri di Gela, tutti sottoposti a seconda vaccinazione lo scorso gennaio, e oggi nuovamente contagiati dal Covid”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. “Non possiamo, come sindacato nazionale degli infermieri, non esprimere la nostra preoccupazione, dal momento che notiamo palesemente la mancanza di un piano strategico uniforme rispetto a quegli operatori sanitari a rischio, già sottoposti alla seconda somministrazione – aggiunge – Non ci dimentichiamo che alcuni mesi fa è stato proprio il Ministero della Salute, in sinergia con l’Istituto Superiore della Sanità, ad indicare una validità di sei mesi per i vaccini. Cosa succederà adesso? Sottoporremo gli infermieri e gli altri operatori sanitari a una terza dose?”.
“La Variante Delta fin ora ha colpito 104 paesi nel mondo e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità invita alla prudenza estrema. Ci appare chiaro che in questo contesto di costante crescita del “nuovo virus”, se così possiamo definirlo, saranno nuovamente gli infermieri, già profondamente vessati da mesi di battaglie, la categoria più a rischio – ha aggiunto – Come Sindacato Nazionale degli Infermieri condividiamo e diamo impulso al percorso indicato dall’Oms, che invita a non abbassare la guardia e a non abbandonare del tutto le restrizioni. L’Oms del resto non si nasconde e nel suo report settimanale mette in evidenza come per la fine di agosto si potrebbe già avere un picco dei contagi di variante Delta.
Ancora una volta invitiamo tutte le parti in causa, Ministero della Salute, Governo, Regioni a instaurare, prima che sia tardi, un dialogo costante con i rappresentanti del mondo dei professionisti della salute, che porti a un piano mirato, fatto di screening e prevenzione. Appare evidente come tutti gli infermieri e tutti i medici che sono stati già vaccinati tra gennaio e febbraio vadano monitorati con attenzione. Aspettiamo di vedere indicata la via da seguire, e se gli infermieri italiani avranno o meno la necessità di essere sottoposti a una terza dose. Si faccia chiarezza in tal senso. D’altronde, evitare gli errori madornali commessi tra la prima e la seconda ondata dovrebbe essere, ovviamente, il leit motiv al quale fare riferimento, nella speranza che questa pandemia qualcosa ci abbia davvero insegnato”.