Roma – “Nessun dubbio a risponderle no, non dobbiamo rifiutare” il vaccino Astrazeneca. Lo dice Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità in una intervista al Corriere della Sera. “Milioni di persone in Europa lo hanno ricevuto senza sviluppare problemi e questo dato rassicura sul profilo di sicurezza, così come anche su quello degli altri oggi disponibili. Il vaccino AstraZeneca contribuirà a proteggerci dall’epidemia”, aggiunge. “Come presidente del Consiglio superiore di sanità non ho esitazione a dire che è indispensabile procedere con tutti gli approfondimenti necessari – spiega – In un Paese sanitariamente così evoluto come il nostro, quando arrivano segnalazioni di incidenti gravi o fatali devono essere messe in atto tutte le misure per capire le cause. Il ritiro precauzionale del lotto cui apparteneva la dose somministrata dimostra l’efficienza del sistema di farmacovigilanza”.
Secondo Locatelli: “Con altrettanta chiarezza e fermezza, va detto che non vanno tratte conclusioni affrettate sul nesso di causalità. Occorre basarsi sulle evidenze, altrimenti si rischiano reazioni emozionali. E non dimentichiamoci che l’efficacia del vaccino AstraZeneca è assai elevata, essendo superiore all’80% per tutte le manifestazioni di Covid-19 e si avvicina al 100% per la copertura dalle forme gravi”.
Sulle varianti del virus: “Vi era certamente il timore legato alla diffusione di varianti connotate da maggior potere contagiante, e l’analisi costante dell’evoluzione della curva epidemiologica ha esattamente lo scopo di intercettare cambiamenti predittivi di impatto sui servizi sanitari, quali, ad esempio, l’occupazione di posti letto nelle terapie intensive. In questa logica, si è valorizzato il criterio dell’incidenza cumulativa a 7 giorni superiore ai 250 casi ogni 100.000 abitanti come parametro addizionale utile a identificare in maniera più tempestiva tutti i contesti territoriali connotati da maggior circolazione virale”. E la chiusura di tre settimane, continua Locatelli, permette in una “logica di massima cautela” di “trovarci in una situazione epidemiologica più favorevole dopo Pasqua. Al primo posto c’è la tutela della salute, ma è evidente che esiste anche una crisi economico-sociale da non sottovalutare. Ecco perché resto convinto dell’utilità del principio della proporzionalità e dell’adeguatezza degli interventi”.
(LaPresse)