MILANO – La pandemia Covid rischia di far esplodere una nuova ondata di casi di tumore in fase avanzata nei prossimi mesi e anni a causa dei troppi screening e interventi saltati nello scorso anno. È l’allarme lanciato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica Aiom che ha fatto una fotografia della situazione a oggi nel nostro Paese a ridosso del World Cancer Day, la giornata mondiale per la lotta al cancro.
“Serve subito un ‘piano di recupero’ dell’oncologia, per colmare i ritardi nell’assistenza ai pazienti, che vada dalla diagnosi alla chirurgia, alla terapia medica fino alla radioterapia – afferma Saverio Cinieri, presidente Aiom che chiede “un’adeguata programmazione, che preveda l’assegnazione di risorse e personale dedicato”, altrimenti “le oncologie del nostro Paese non saranno in grado di affrontare l’ondata di casi di cancro in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni”.
“Oggi – prosegue Cinieri – dobbiamo trattare pazienti con malattia più estesa. Sono le conseguenze indirette della pandemia: nel 2020 in Italia circa 2 milioni e mezzo di screening in meno e ridotti del 18% gli interventi chirurgici oncologici. Serve un piano di recupero che vada dagli ospedali alla medicina del territorio”.
Nonostante una struttura oncologica nazionale in crescita con attive 371 oncologie nel Paese, affiancate per l’85% da un servizio di supporto psicologico, a preoccupare è soprattutto l’aumento di casi di tumore in fase avanzata, a causa dei ritardi nelle diagnosi e nelle cure accumulati in 24 mesi di pandemia.
Nel 2020, in Italia, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%. Non solo. Gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3.300 per il tumore del seno, circa 13.00 per il colon-retto (e 7474 adenomi in meno) e 2782 lesioni precancerose della cervice uterina. “Le neoplasie, non rilevate nel 2020, ora stanno venendo alla luce, ma in stadi più avanzati e con prognosi peggiori rispetto al periodo precedente la pandemia”, con un “un carico tumorale maggiore, cioè metastasi diffuse”, e “quadri clinici che non vedevamo da tempo”.
Di Lorena Cacace