Non ci sarà un allentamento delle misure dopo Pasqua, anche se il margine concesso dal rallentamento della curva dei contagi verrà utilizzato per riaprire in zona rossa le classi, dal nido fino alla prima media. Ma resta la divisione del Paese in rosso e arancione senza giallo, con la sola possibilità del ‘bianco’ dove possibile. E quindi niente riapertura di bar e ristoranti, nemmeno a pranzo come si chiedeva da più parti. La cabina di regia, riunita a palazzo Chigi con il premier Mario Draghi, i ministri e il Cts, ha valutato che la situazione non è tale da permettersi concessioni: la ‘stretta’ dovrebbe proseguire fino al 30 aprile, con l’ufficialità che arriverà con un nuovo decreto varato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana in sostituzione di quello attualmente in vigore, che scade il 6 aprile.
Una vittoria della linea ‘rigorista’ che fa saltare sulla sedia il leader della Lega, Matteo Salvini. “È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile”, sbotta, “nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi”. Con una minaccia finale nemmeno troppo velata: ” “Qualunque proposta in Consiglio dei Ministri e in parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita”.
La dichiarazione arriva mentre è in corso la conferenza stampa del premier. Che ha così modo di rispondere subito e con humor ma anche con fermezza spegnere sul nascere la polemica: “Che continuare a tenere chiuso sia pensabile o impensabile dipende esclusivamente dai dati a disposizione, le misure prese hanno dimostrato di non essere campate in aria. Riaprire è auspicabile, ma le decisioni si prendono in base ai dati”, frena subito. Del resto, chiarisce il premier, “Noi faremo un decreto ora sulla base dei dati disponibili oggi, ma continueremo a seguire questi dati, per cui vedremo come vanno, e non escludo cambiamenti in corsa perché effettivamente la situazione è così complessa che va monitorata giorno per giorno, settimana per settimana”. Insomma, se i numeri dovessero essere più confortanti – e la campagna vaccinale dovesse prendere quel nuovo ritmo auspicato – potrebbe arrivare l’allentamento prima del previsto. “Garavaglia dice gli italiani possono già pensare a prenotare le vacanze estive? Io sono d’accordo con lui, perché no, io ci penserei se potessi. A chi non piacciono le vacanze”, sorride il premier. Una risposta che alla Lega deve bastare e così è, tanto che in serata fonti del Carroccio si dicono “perfettamente d’accordo” con il ragionamento “Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude, con contagi bassi e ospedali a posto si apre” E ribadiscono “non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici”.
L’altro dossier sul tavolo del presidente dal Consiglio, e a cui bisogna mettere mano o almeno iniziare prima di Pasqua, è quello del nuovo scostamento di bilancio che, Draghi lo ha ribadito, arriverà insieme al Def, il documento di economia e finanza in cui si aggiornano le previsioni economiche e si mettono nero su bianco le politiche economiche e finanziarie del governo. La deadline è il 10 aprile, tra due settimane ma, assicura il premier, “non abbiamo ancora discusso dell’entità perché non si annunciano i numeri, 20 o 30 o 50 miliardi per vedere l’effetto che fa. No, si vede esattamente dove l’azione di governo deve indirizzarsi, quali e quanti sono i bisogni, e poi da questo emerge lo scostamento necessario”. Stamattina in cabina di Regia la ministra Maria Stella Gelmini ha ribadito che il nuovo debito deve servire per aiuti mirati per le categorie più colpite dalla proroga delle restrizioni. Una linea che trova d’accordo anche Draghi, che guarda anche al futuro ‘post pandemia’: “Bisogna pensarci, è vicino, l’economia non è solo i bar e i ristoranti chiusi ma tanti vanno al lavoro e producono”.
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