ROMA – “Dobbiamo alzare il livello di attenzione”. Roberto Speranza rompe gli indugi. Sono i numeri a richiederlo. L’Europa, così come ha certificato l’Oms, è nel pieno della quarta ondata e – sebbene i dati che arrivano dalle regioni italiane siano ancora lontani dai bollettini ‘di guerra’ di Germania, Francia, Austria e Olanda – “non possiamo considerarci al di fuori da questa situazione”, ammette il ministro della Salute. “Non essere preoccupati – scandisce – sarebbe da irresponsabili”.
“In tempi molto brevi”, tra lunedì e martedì, ci dovrebbe essere l’incontro Governo-Regioni. “Ci confronteremo per immaginare ulteriori soluzioni”, dice Speranza, che sottolinea come il metodo che verrà messo in campo per decidere quali misure adottare sarà quello di sempre: “Due piedi piantati nell’evidenza scientifica, perché ci guida la scienza”, ribadisce. Sì, dunque, all’estensione dell’obbligo della terza dose per medici e sanitari e alla riduzione da 12 a 9 mesi della durata del Green pass.
Sul tavolo poi l’accelerazione sul ‘super green pass’, come chiesto dai Governatori. La linea, conferma Massimiliano Fedriga, è quella di non applicare le restrizioni previste al cambio di colorazione di una regione “a chi è vaccinato o ha superato la malattia”, consentendo quindi a chi possiede questa certificazione verde ‘2g’ di continuare a vivere “come se fosse in zona bianca”. “Un Green pass a doppia velocità – insiste Giovanni Toti – A lavoro si entra con il Green pass di qualunque tipo, per andare alla prima de La Fenice, dove andrò stasera, servirà il Green pass per i vaccinati”.
Il pressing delle Regioni, data anche la crescita costante dei numeri, sembra aver fatto breccia sul Governo. Tanto che i tecnici cominciano a studiare le possibili modalità di attuazione delle nuove regole. Mario Draghi non vuole fare allarmismo, ma nemmeno muoversi troppo tardi quando ormai la situazione è sfuggita di mano. Limitare le restrizioni a chi non ha il vaccino, è il ragionamento, avrebbe il doppio effetto di non compromettere la ripresa economica con la chiusura delle attività e mettere sul tavolo un ulteriore elemento di persuasione per chi deve ancora immunizzarsi.
Salvo impennate dei dati, il provvedimento non dovrebbe approdare nel Cdm della prossima settimana ma essere discusso prima tra le forze politiche nel corso di una cabina di regia e poi passare all’esame del Governo alla fine di novembre, in modo da cambiare le regole già da dicembre. In realtà, le forze politiche sembrano concordi sulla necessità di agire. E anche Matteo Salvini, che prima si era detto contrario, adesso ammorbidisce il tiro. “In questa fase è necessaria prudenza. Lavoriamo tutti insieme per evitare nuove chiusure, lockdown, obblighi e problemi agli italiani – viene fatto filtrare da fonti della Lega – Le priorità sono la tutela della salute e del lavoro: con buonsenso, evitiamo di seminare paure”.
Proprio per non mettere a rischio la ripresa e le imprese interviene duro Carlo Bonomi: “L’unica cosa che ci può mettere al sicuro è l’obbligo vaccinale – taglia corto – Noi non possiamo permetterci di bloccarci”. Questa ipotesi, tuttavia, resta ancora lontana. Se il Pd apre, infatti, la scelta non sarebbe facile da digerire per il Carroccio e – viene osservato – potrebbe creare nuove tensioni nel Paese.(LaPresse)