Cozzolino: “Da Meloni zero novità”

Cozzolino: "Da Meloni zero novità"
Cozzolino: "Da Meloni zero novità"

NAPOLI – Grande attenzione dell’Unione europea rispetto all’Italia e al governo Meloni. Le scelte che verranno fatte nelle prossime settimane e nei prossimi mesi saranno decisive per capire come l’Italia si posizionerà realmente in Ue e se verrà confermata la ‘vicinanza’ alla Francia e alla Germania o se l’asse si sposterà verso Ungheria e Polonia. A fare il punto con Cronache è l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino (nella foto) che sul fronte dell’opposizione al governo di centrodestra auspica collaborazione tra i vari partiti.   

Qual è la percezione dell’Europa rispetto al neo governo italiano e al premier Giorgia Meloni?

Siamo in presenza di una rilevante novità politica nel panorama italiano: è la prima volta che una donna è alla guida del Paese. Ma non è così in Europa dove questa esperienza si è già sperimentate come per esempio in Germania e nei Paesi scandinavi. Il suo è stato un discorso che si caratterizza più per le assenze legate ai temi che riguardano la vita vera del Paese. Mi sembra un discorso di contesto senza impegni precisi e senza un’agenda di governo dettagliata difronte alle sfide che ci attendono: la legge di bilancio sarà impegnativa, la situazione legata alla guerra, le imprese e le famiglie italiane che sono al centro di una crisi socio-economica gigantesca, le iniziative che abbiano carattere europeo continuità con le decisioni prese negli ultimi mesi. E ancora il Mezzogiorno è stato cancellato dall’agenda, non c’è il tema delle disuguaglianze che pure ha attraversato la campagna elettorale, c’è una semplificazione del reddito di cittadinanza, nulla sui salari che dovrebbero essere più robusti e sui lavori che dovrebbero essere meno precari. Un’agenda che anche sulle questioni ambientali è assente quando, nei fatti, dovremmo contribuire ad un’Europa che si mette alle spalle l’economia fossile. Queste e tante altre sono state le significative assenze nel suo discorso e guardando ai primi atti di governo è evidente che sono disegni di legge che ripropongono ritrite ricette delle destre che hanno già fatto danni significativi.

Dal suo punto di vista manca molto, eppure le opposizioni, addirittura tre Pd, M5S e IV-Azione in queste prime battute hanno avuto il potere di ridurre quasi tutto ad uno scontro tra loro e alla declinazione al femminile dei termini. Cosa si aspetta che facciano le forze di ‘minoranza’ in Parlamento?

Attenzione, le destre hanno vinto le elezioni per tecnicalità di una legge elettorale che ha trasformato una non maggioranza in un’ampia maggioranza. Il centrosinistra e il fronte progressista sono ampiamente maggioranza nel Paese e quindi sulle opposizioni grava una responsabilità enorme. A loro il compito di tentare di rappresentare in Parlamento la maggioranza del Paese che non si manifesta nelle aule parlamentari per colpa dei leader di partito. Spero che questo avvenga in un processo che non riguarda le prossime ore, ma i prossimi mesi. Si deve trovare un comune programma di lavoro in Parlamento pur mantenendo le identità delle singole formazioni politiche. Si deve uscire dalla dimensione nominalistica e verbale e andare al cuore dei problemi con un’azione incalzante nell’aula parlamentare e fuori. Si deve uscire da un confronto tutto romano per dare una svolta.

Il Pd aveva l’ambizione di essere perno di un campo largo che tenesse insieme M5S, Iv, Azione, Leu, Sinistra Italiana e invece è uscito a pezzi dalle elezioni. Letta ha parlato fin da subito di congresso, ma ancora non è chiaro se sarà rifondativo o semplicemente ‘sostitutivo’ del segretario. Che ne pensa?

Ci sono responsabilità recenti sulle modalità con cui siamo andati alle elezioni. E’ stato incomprensibile per i cittadini italiani, che evidentemente la pensavano diversamente dai notisti politici che vengono ascoltati dai vertici Pd, il fatto di non presentarsi alle Politiche con lo stesso schieramento di governo degli ultimi anni. I notisti politici hanno sollecitato tutti sulla linea di chiarezza e questo ci ha portato all’esito nefasto. Spero si esca da questa bolla nella quale i gruppi dirigenti, soprattutto romani, decidono delle sorti di un grande partito senza avere consapevolezza del lavoro e del confronto delle forze che animano il Pd. C’è la necessità di aprire una fase nuova che io spero sia costituente per costruire qualcosa che rappresenti e racconti una storia politica in grado di raccogliere milioni di voti.

Quindi vi ha penalizzato l’incapacità di fare squadra con chi ha governato con voi?

Vorrei non dimenticassimo che oltre 14 milioni di cittadini hanno votato per le forze non di maggioranza a fronte di 12 milioni di cittadini che hanno scelto le attuali forze di governo. Due milioni e passa di voti tra uno schieramento e l’altro non sono pochi. Solo che il centrodestra, che pure è stato diviso in questi anni tra chi è stato al governo e chi all’opposizione, e riuscito a presentarsi unito agli elettori, noi, invece, nonostante abbiamo svolto una rilevante funziona di governo non siamo riusciti a trasformare questa cosa in una piattaforma politica in grado di competere. Abbiamo lasciato il campo all’avversario. 

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