AREZZO (gt) – Si intrecciano. A volte rischiano di condizionarsi reciprocamente: le relazioni tra politica e inchieste giudiziarie, in Italia, non sono sempre semplice. Anzi. In alcuni casi l’influenza è diretta, e non potrebbe essere altrimenti, perché i protagonisti dell’una (la politica) sono anche i primi attori, a loro malgrado, delle altre (le indagini). Poi ci sono gli effetti indiretti, come il crac di Banca Etruria. Le responsabilità dei padri non ricadono sui figli. Ma per chi rappresenta o ha rappresentato le istituzioni non è una massima troppo pregnante. E poi bisogna capire se i figli sapevano. Veniamo al dunque: ci riferiamo al caso Etruria e a Maria Elena Boschi. Se i problemi di Renzi non sono iniziati con il coinvolgimento (non giudiziario, ma mediatico) della sua ‘ministra’, diciamo che con la vicenda aretina si sono condensati. L’inchiesta sul crac ha prodotto vari filoni investigativi (nei quali, ripetiamo, non compare la Boschi). Uno è già approdato dinanzi al gup Giampiero Borraccia del tribunale di Arezzo. Il pm Andrea Claudiani ha chiesto il processo per 27 imputati. L’ex direttore generale Luca Bronchi, il già presidente Giuseppe Fornasari, l’allora suo vice Alfredo Berni e l’ex consigliere Rossano Soldini hanno chiesto il rito abbreviato. Al centro dell’inchiesta la bancarotta, la bancarotta bis, la liquidazione all’ex dg Bronchi e l’ipotizzata responsabilità nel crac dei sindaci revisori. L’attività investigativa avrebbe attestato l’esistenza all’interno dell’istituto di credito di un ‘governo ombra’ che avrebbe tagliato il vero consiglio di amministrazione dalle decisioni. Il processo, ancora in fase preliminare, riprenderà mercoledì prossimo. Ci sarà udienza ogni mercoledì, fino a quando il gup non avrà raccolto tutti gli elementi per decidere se prosciogliere gli imputati o rinviarli a giudizio
Crac Banca Etruria, udienza preliminare sprint per i 27 imputati
L’attività investigativa avrebbe attestato l’esistenza all'interno dell’istituto di credito di un ‘governo ombra’