MILANO – Al momento l’idea di scendere in campo “non mi sfiora”. Ma “progettavo la scalata a Rcs da dieci anni senza farne mai parola con nessuno, nell’assoluto riserbo. Un giorno l’ho realizzata. I sogni non si svelano in anticipo: si mettono in pratica”. Lo afferma il presidente di Rcs Urbano Cairo in un’intervista al Foglio in cui precisa: “Io non sono e non sarò mai l’erede del Cavaliere. Io sono molto diverso da lui. Per essere ancora più chiaro: non vivo nell’attesa di ricevere una qualche investitura né intendo assumere la guida di partiti già esistenti che hanno attraversato una parabola puntellata di successi e fallimenti. Nella vita non si prende il posto di qualcun altro… Se si vuole compiere il grande passo, si dà vita a una creatura inedita, la s’inventa di sana pianta. Gli innovatori inventano il nuovo, non riciclano il vecchio”.
Cairo pronto a scendere in campo
I toni sembrano quelli di una discesa in campo. “Al momento l’idea non mi sfiora”, precisa ammettendo di ricevere “numerose sollecitazioni in tal senso… In tanti mi chiamano e mi dicono: ma quando ti decidi? E’ venuto il tuo momento. Tocca a te. Devi darti da fare per il paese… Io ascolto tutti, con umiltà, mi fa piacere sapere che qualcuno mi considera il punto di coagulo di un nuovo schieramento centrista. Però, come le ho detto, al momento l’idea non mi sfiora”.
I progetti
Cairo spiega di avere “chiaro in testa quello che va fatto. Al momento, però, non sono nelle condizioni di poter assumere ulteriori impegni. Al momento, non saprei immaginarmi in ruoli diversi. Sulle mie spalle grava la responsabilità di cinquemila dipendenti diretti, persone in carne ed ossa con le rispettive famiglie, cui se ne aggiungono altrettanti nell’indotto. Le aziende del gruppo, quando le ho acquistate, perdevano complessivamente tra i 350 e i 400 milioni l’anno, oggi ne guadagnano cento. Io le ho salvate”.
(LaPresse)