ROMA – “Al nuovo governo serviranno almeno 35 miliardi di euro”. E’ quanto occorre secondo l’organizzazione italiana dell’artigianato e della micro e piccola impresa di Mestre (CGIA) per per ridurre almeno del 50% “gli effetti dei rincari energetici. Diversamente, entro la fine del 2022, il 30% degli utenti non sarà in grado di pagare le bollette”.
La spiegazione
Dalla CGIA hanno spiegato che “se consideriamo che – rispetto all’anno scorso, i rincari energetici del 2022 ammontano a 127,4 mld” e che “a questo importo vanno sottratti i 58,8 mld di sostegni fin qui erogati dal governo Draghi per contrastare il caro bollette, le famiglie e le imprese, al netto degli aiuti stanziati, dovranno farsi carico di un aumento del costo dell’energia elettrica e del gas che sfiora i 70 mld”. Inoltre “gli effetti economici negativi del caro bollette che si sono abbattuti quest’anno su famiglie e imprese sarebbero equiparabili a quelli provocati negli ultimi 2 anni dalla pandemia. Tra il 2020 e il 2021, sono stati erogati dai governi che si sono succeduti 180 mld di aiuti”
La crisi
L’indagine dello scorso febbraio fatta da Arte l’associazione che raggruppa i reseller e i trader di energia italiani, e pubblicata dal Sole 24 Ore, ha evidenziato come “il 15,4% delle Piccole e medie imprese (Pmi) e degli utenti domestici non era riuscito a pagare le bollette di luce e gas. Sette mesi fa l’ammontare dei debiti era in media tra i 700-800 euro al mese per gli utenti domestici, di circa 5 mila euro per le piccole imprese e le partite Iva”. Per cui “con gli aumenti che in questi ultimi mesi hanno caratterizzato le bollette di luce e gas c’è il pericolo che entro la fine 2022 siano almeno il 30% le utenze domestiche e le Pmi non in grado di pagare le bollette”. La ricerca ha inoltre evidenziato come “il debito pubblico rispetto al Pil era salito al 155% (anno 2020)” e che, tuttavia, “la crisi sociale è rimasta sotto controllo e a oggi il rapporto debito/Pil è sceso al 148%”. Mentre con la crisi energetica, nel 2022 “le misure per mitigare il caro bollette sono state pari a 58,8 mld”.
L’osso duro
Sarà un osso duro sa spolpare quello della crisi energetica da parte del nuovo esecutivo che uscirà dalle urne il 25 settembre prossimo. Infatti in attesa che l’Ue trovi una soluzione sull’introduzione del tetto da applicare al prezzo del gas e al disaccoppiamento da quello dell’energia elettrica prodotta con le rinnovabili, bisognerà provvedere, quantomeno, ad un supporto economico che vada incontro ad imprese e famiglie italiane in piena crisi economica.
L’alternativa
Una soluzione secondo lo studio sarebbe quella “dell’l’inasprimento della tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche”, anche se “con l’attuale tassazione fissata per decreto al 25%, l’erario punta a riscuotere poco più di 10 mld di euro”. Per cui per reperire i 35mld sarebbe necessario “portare il livello di tassazione attorno al 75%”, soluzione che potrebbe far storcere il naso alle imprese energetiche, che “alla scadenza della prima rata dello scorso mese di giugno, hanno pagato poco meno di 1 miliardo e che invece andrebbero a vedersi triplicare il prelievo”.