MILANO – La telefonata di Silvio Berlusconi al presidente del Consiglio, Mario Draghi, apre uno spiraglio di dialogo tra il premier e il centrodestra di governo, per risolvere la crisi. I due si sentono in serata e, poco dopo, i big della coalizione – Antonio Tajani, Matteo Salvini, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa – vengono accolti a Palazzo Chigi dall’ex capo della Bce.
Si intravede un arcobaleno dopo una giornata tesa, segnata da comunicati al vetriolo e dal rischio che naufraghi il tentativo di riannodare i fili di una maggioranza a pezzi. Fa rumore, infatti, lo “sconcerto” espresso da FI, Lega, Udc e Noi con l’Italia, dopo che Draghi in mattinata riceve il segretario del Pd, Enrico Letta, e non i leader degli altri partiti della maggioranza, “dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica”.
I fari sono puntati su Villa Grande, la residenza romana di Silvio Berlusconi, dove arrivano all’ora di pranzo Salvini, Cesa e Lupi ma anche, fra gli altri, i capigruppo, il coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani e Licia Ronzulli, responsabile azzurra dei rapporti con gli alleati. Il vertice va avanti per cinque ore e poi viene riaggiornato in serata dopo il colloquio a Palazzo Chigi. Il menù prevede un’analisi del momento politico, considerato “davvero preoccupante” per “gli inspiegabili comportamenti anche delle ultime ore di Giuseppe Conte, del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico”.
Insomma, i nervi sono tesi e le distanze fra gli schieramenti sembrano incolmabili. “Mentre la sinistra provoca e non ha ancora annunciato il ritiro di proposte divisive che hanno lacerato la maggioranza come quella inaccettabile sulla cannabis, il centrodestra di governo si confronta sui temi” considerati “prioritari”, sottolineano fonti del centrodestra di governo. Tra le altre cose, “è condivisa la necessità di una profonda revisione del reddito di cittadinanza (così da recuperare risorse per finanziare l’azzeramento del cuneo fiscale), la pace fiscale e la conseguente rottamazione delle cartelle esattoriali, l’investimento sul nucleare di ultima generazione e un fermo contrasto all’immigrazione clandestina”.
Resta il fatto che le sfumature sono diverse. I ministri di FI, infatti, invitano a non chiudere anzitempo l’avventura dell’esecutivo di unità nazionale. Mariastella Gelmini (Affari regionali e autonomie), Renato Brunetta (Pa) e Mara Carfagna (Sud e coesione territoriale) firmano idealmente l’appello pro Draghi. Con quest’ultima che lamenta il fatto che non c’è stato nessun contatto tra i ministri azzurri e il Cavaliere in queste ore decisive. “Il centrodestra di governo ascolti la voce dei ceti produttivi, del popolo delle partite Iva, dei sindaci e dei governatori, e sostenga il presidente del Consiglio senza se e senza ma. Prima viene l’Italia”, ammonisce Gelmini.
Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Brunetta: “Io spero che il buonsenso che abbiamo visto nei tanti appelli, nelle telefonate ricevute dal premier dalle cancellerie prevalga in tutti i partiti e in tutte le istituzioni. Il nostro Paese è un pilastro della stabilità internazionale, della libertà e della democrazia”. Dello stesso avviso Carfagna, secondo cui “le tempistiche di una crisi di governo e di elezioni anticipate sono incompatibili con il rispetto degli obiettivi del Pnrr”.
Sono ore di discussione in tutti i partiti. Salvini riunisce i vertici della Lega alla Camera, i ministri e i sottosegretari e poi in videocall incontra i governatori e il vice Giancarlo Giorgetti. Il partito – filtra dal Carroccio – “è indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili 5Stelle e senza chiarezza. L’auspicio è garantire all’Italia soluzioni all’altezza, evitando che provocazioni, liti e figure inadatte blocchino il Paese”. La Lega, ancora, si dice pronta a votare la legge di Bilancio anche in caso di elezioni anticipate. “L’obiettivo – si spiega – è evitare un mercanteggiamento preelettorale in sede di bilancio, garantendo al contempo con responsabilità la messa in sicurezza dei conti dello Stato”.
Intanto, sempre nell’ambito del centrodestra, la presidente di Fratelli d’Italia è ferma sulla posizione del voto subito. E, ancora, Giovanni Toti, leader di Italia al Centro, prima di vedere in serata la segreteria e i parlamentari, segnala di non essere stato invitato al pranzo a Villa Grande, chiarisce che il suo partito è “favorevole alla stabilità del Paese, senza se e senza ma” e poi puntualizza: “In questi giorni di crisi abbiamo assistito a una girandola di posizioni del cosiddetto centrodestra, di cui non condivido il merito e su cui nessuno ha chiesto il nostro parere”.(LaPresse)