Crisi, le consultazioni al Quirinale più vicine. Tutti gli scenari ancora aperti

ROMA – Cosa succede dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte al Senato? Gli scenari, su cui si rincorrono voci più o meno fondate, sono almeno tre. Teoricamente sono tutti realizzabili. E potrebbero portare a risultati opposti: dalla conferma dell’alleanza giallo-verde (assai improbabile, vista l’accusa di slealtà che Beppe Grillo ha rivolto a Matteo Salvini) ad un nuovo contratto giallo-rosso (che sta prendendo sempre più quota, anche se Pd e M5S ufficialmente dicono che “deciderà il Quirinale”).

Resta in piedi l’ipotesi di elezioni anticipate

Per ora l’inquilino di Palazzo Chigi lima il discorso da pronunciare davanti ai senatori, dopodiché potrebbe chiedere una sospensione della seduta per recarsi direttamente al Quirinale, senza aspettare eventuali voti sulle risoluzioni che potrebbero essere presentate dai partiti. Solo a quel punto, dopo giorni di tira e molla, la crisi diverrebbe reale: Conte consegnerebbe le dimissioni al presidente Sergio Mattarella. E non dovrebbe quindi ripetere le comunicazioni del Senato anche alla Camera. Salterebbe anche il taglio dei parlamentari a Montecitorio, calendarizzato per giovedì.

Dieci giorni fa, quando Salvini gli ha consegnato un “avviso di sfratto”, Conte ha tenuto il punto. Probabilmente farà altrettanto anche a Palazzo Madama: ha già detto di voler ascoltare le parole del senatore Salvini, il quale sarebbe pronto a nuovi colpi di teatro pur di allontanare l’ipotesi di accordo Pd-M5S. Potrebbe, ad esempio, ritirare la mozione di sfiducia depositata proprio a Palazzo Madama contro Conte (che comunque non è stata calendarizzata). Potrebbe tendere nuovamente la mano all’ormai ex alleato, scagliandosi ancora contro la minaccia costituita da “i quaranta senatori del Pd”, capeggiati da Renzi.

L’ex premier ed ex sindaco di Firenze, da parte sua, vorrà certamente intervenire dal suo scranno di senatore. Intervistato a poche ore dalle comunicazioni di Conte, Renzi ha sottolineato che la truppa dem voterà perché l’esecutivo giallo-verde vada a casa.

Il Pd, quindi, potrebbe accogliere il premier Conte al Senato depositando una risoluzione contro il suo esecutivo. Il M5S, da parte sua, potrebbe depositare un altro documento. Questi testi rappresenterebbero chiari segnali per l’inquilino di Palazzo Chigi. Proprio per questo, al momento, le carte dei vari partiti restano coperte. Se nessuno presentasse alcuna risoluzione, Conte potrebbe anche salire al Colle per un confronto con il capo dello Stato, senza rimettere il mandato. Ma è un’ipotesi remota.

E’ più probabile che scattino presto le consultazioni al Quirinale, da cui potrebbero sempre uscire tre possibili scenari: la conferma giallo-verde (magari con rimpasto), una nuova alleanza giallo-rossa, oppure il voto. (LaPresse)

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