ROMA – Un’ attesa sfibrante per il Movimento, ma soprattutto per il suo leader politico. Le consultazioni alla Vetrata di mercoledi rappresentano un vero e proprio spartiacque per il M5S, tentato da una nuova esperienza di governo, ma consapevole dei rischi di un abbraccio ‘letale’ con il Pd. Ecco allora che tutta la vigilia è vissuta con trepidazione e grande concentrazione collettiva, senza conferenze stampa o incontri diretti con i giornalisti a caccia di scoop nei palazzi del potere. E mentre l’ex amico Matteo Salvini si scatena in comizi sotto il sole di Montecitorio, i pentastellati serrano i ranghi prima del confronto con il presidente della Repubblica.
Nel pomeriggio Luigi Di Maio ha riunito i capigruppo delle Commissioni, facendo il punto sui provvedimenti bloccati in Parlamento come i riders, le aziende in difficoltà e le casse dei piccoli Comuni. Ma, subito dopo, il capo politico si è isolato per una riunione ristretta alla Camera con i fedelissimi Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, capigruppo che non a caso lo seguiranno al Quirinale. Non una war room, si spiega, ma un modo per fare il punto sulla delicata situazione.
Su un aspetto, infatti, ha ragione Salvini: non è facilissimo passare in una settimana dalla Lega ai dem, anche se tra i punti enunciati da Nicola Zingaretti solo il “pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento” sembra al momento il punto inconciliabile.
Ufficialmente il M5S ha scelto il mood serenità
“In queste ore riceviamo appelli da più parti, cogliamo dunque l’occasione per ricordare a tutte le forze politiche di essere il primo partito in Parlamento, con una propria maggioranza relativa”, si legge con un pizzico di orgoglio in una nota. Solo dopo le consultazioni, con una riunione congiunta serale, verranno comunicate “le valutazioni. Questo è il momento del rispetto delle istituzioni”.
Un modo elegante per dare centralità all’arbitro Mattarella, ma anche per lasciarsi aperte tutte le strade post crisi. Il voto anticipato -non è casuale la mail di Rousseau che invita i parlamentari a mettersi in regola con i pagamenti – l’esecutivo tecnico per mettere a punto la manovra e, ‘last but not least’, il governo istituzionale insieme al Pd.
L’idea di dialogare con la segreteria dem c’è sicuramente, ma senza ansie da prestazione né paletti da sopportare per accendere il nuovo forno. Qualcuno sussurra che al Nazareno farebbero volentieri a meno di Di Maio nel possibile nuovo esecutivo; smarcamento che, dicono alcune fonti, non dispiacerebbe nemmeno ad una parte della base. “Il Movimento è unito e compatto intorno al capo politico, Luigi Di Maio. Siamo un monolite”, è la replica senza compromessi che arriva dai canali ufficiali del Movimento. Che in serata attaccano ancora Salvini: “Chi ha aperto questa crisi pagherà un caro prezzo”. Ma il rischio del game over c’è anche qui: ora è il momento di fare la scelta giusta per sopravvivere alla coltellata del Capitano. (LaPresse)