Dal silenzio alla speranza, il riscatto di Casal di Principe e Corleone unite contro la mafia

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Casal di Principe e Corleone unite

CASAL DI PRINCIPE – Per troppo tempo i nomi ‘Casalese’ e ‘Corleonese’ sono stati sinonimi di mafia, diventando etichette scomode, marchi infamanti che hanno oscurato la dignità di intere comunità. Ma ora qualcosa è cambiato. E ieri, nella sala consiliare intitolata a don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994, Casal di Principe e Corleone hanno firmato un patto simbolico e concreto: un protocollo d’intesa per la cultura, la legalità, il turismo e lo sviluppo.

Una firma che non è solo un atto burocratico, ma un gesto forte, quasi una dichiarazione di identità. È il segno di due territori che vogliono voltare pagina, e farlo insieme, unendo le forze dopo decenni di ferite, di paure, ma anche di riscatto. “Un protocollo che segna un momento importante per l’onestà e la trasparenza delle due comunità, unite dal desiderio di riscatto”, ha detto il sindaco di Casal di Principe, Ottavio Corvino. Gli ha fatto eco il primo cittadino di Corleone, Walter Rà, arrivato con la sua delegazione in Campania venerdì scorso, accolto dalla Pro Loco casalese, promotrice dell’iniziativa. “Siamo esempi vivi di antimafia sociale – ha sottolineato –, sogniamo una normalità che per troppo tempo ci è stata negata”.

Una ‘tre giorni’ intensa, ricca di emozioni, simboli e gesti concreti. Le due delegazioni hanno visitato la Reggia borbonica di Carditello, uno dei luoghi della rinascita culturale del territorio, e un bene confiscato in via 50 Moggi destinato a diventare un Agri-Ostello. Hanno camminato tra le ‘Terre di don Peppe Diana’, quei campi un tempo appartenuti al clan dei Casalesi e oggi restituiti alla collettività.
Non sono mancati momenti di festa e di condivisione: sabato sera, nella terra che fu dominio dei boss, sono risuonate le percussioni dei Bottari di Portico, mentre i cittadini – casalesi e corleonesi – assaggiavano insieme i prodotti della tradizione, cucinati nei locali di un bene confiscato alla camorra.

Ma è stato il momento della firma, ieri mattina, a dare senso compiuto a questo percorso comune. “Con questo gemellaggio – ha aggiunto il sindaco Corvino – celebriamo l’onestà dei nostri popoli e costruiamo un ponte tra territori apparentemente distanti, ma uniti dallo stesso coraggio. Oggi dirsi ‘Casalesi’ o ‘Corleonesi’ può e deve tornare a essere motivo d’orgoglio”.

Parole raccolte con gioia anche da Maddalena Corvino, assessore all’Istruzione: “Sono stati tre giorni densi, in cui è nata un’amicizia vera, destinata a durare. Questa esperienza ha rafforzato i legami tra le nostre comunità e gettato le basi per future iniziative condivise”.
La storia di Casal di Principe e Corleone non si cancella, ma può essere riscritta. Il sangue e il silenzio hanno lasciato spazio alla parola, alla testimonianza, alla partecipazione. E oggi, grazie al lavoro delle Procure antimafia, delle forze dell’ordine, delle scuole, delle associazioni e di una nuova generazione che non ha paura, c’è meno spazio per la paura e più respiro per la speranza.

“Casalesi e Corleonesi non sono sinonimo di criminalità – ha ribadito il sindaco Rà – ma di due popoli che hanno sofferto e lottato. Oggi, finalmente, possono camminare fianco a fianco nel nome della legalità”. Non un punto d’arrivo, ma l’inizio di un nuovo racconto. Un racconto che – come ha detto la Pro Loco casalese – “scrive un nuovo corso di storia: la storia di una resilienza gemellata, che si mette alle spalle un marchio infame e dimostra che Casal di Principe e Corleone non sono luoghi del malaffare, ma della nuova e creativa legalità”.

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