ROMA – Dalle grandi opere ai migranti, dal Venezuela al processo Salvini, dalle ‘manine’ alla Legge di bilancio. Sono tanti i temi che hanno tenuto e tengono divisi gli alleati di governo. L’incidente tra i due partiti è sempre dietro l’angolo e l’esecutivo Lega-5 Stelle appare spesso in bilico. A pagarne il conto il Movimento, sempre più traino del Carroccio e sempre più spaccato al suo interno. Le retromarce pentastellate, ultima l’affaire Tav, stanno pian piano logorando Luigi Di Maio.
Le divisioni Lega-5 Stelle viaggiano sull’alta velocità
L’ultima grande lite tra Lega e 5 Stelle è la Tav. Il Movimento da sempre e per tutta la campagna elettorale ha fatto del No all’alta velocità Torino-Lione un suo cavallo di battaglia. Ma dovrà ora piegarsi alla volontà di Matteo Salvini. “Nel contratto di governo è scritto che il progetto va rivisto, ma la Tav si farà” , ha affermato ieri il leader leghista in vista al cantiere. Con la Francia avanti nei lavori, 2,5 miliardi già spesi dall’Italia, un’analisi costi benefici che boccia le tesi pentastellate e l’elettorato leghista sostanzialmente schierato con il Si-Tav alla fine il Movimento dovrà alzare bandiera bianca. E, un secondo dopo, spiegarlo ai suoi elettori. Non sarà facile.
Venezuela, la doppia posizione Lega-5 Stelle
Un altro caso emblematico delle divisioni Lega-5 Stelle che, oltre a minare le fondamenta del governo, rischiano di portare l’asse in un vicolo cieco è il Venezuela. Solo ieri i due sottosegretari agli Esteri sono usciti di con due dichiarazioni diametralmente opooste. Per Di Stefano, in quota 5 Stelle, “l’Italia non riconosce Guaidò“, l’oppositore di Maduro autoproclamatosi presidente del Venezuela e appoggiato dagli Usa. “La presidenza Maduro è finita“, ha contemporaneamente affermato Picchi, in quota Lega. Ma la posizione sul Venezuela ha spaccato anche il Movimento stesso. Pochi giorni fa, in un violentissimo post Facebook, Alessandro Di Battista aveva attaccato la posizione di Matteo Salvini chiedendo a Di Maio e Conte chiarezza. Chiarezza per ora non pervenuta.
Le precipitose retromarce pentastellate
Ma lo stesso Di Battista, così come il Movimento interno, ha cambiato linea sul voto in Senato per l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Il Movimento è storicamente contro ogni tipo di immunità, questo è storia. Inizialmente Luigi Di Maio aveva annunciato il sì all’autorizzazione, così come Di Battista e il resto del Movimento. Salvo una precipitoso contrordine a seguito del dietrofront di Salvini stesso, non più incline a farsi processare e alle minacce della Lega di far crollare il governo. “Ingiusto processare Salvini”, la correzione di tiro di Di Battista. Mentre la linea ufficiale dei 5 Stelle, espressa via via da tutti Conte in testa, vuole ora tutto il governo coinvolto perché le scelte politiche “sono collegiali e condivise”. Un altro repentino cambiamento che andrà spiegato agli elettori.
Ma le divisioni sono tante. Così come tante sono le ferite aperte all’interno dei pentastellati. Dalla questione migranti, che vede Fico e diversi parlamentari in disaccordo con le politiche leghiste e la posizione di Di Maio, alla linea del Governo sulle grandi opere. Ma tra i due ad uscirne quasi sempre vincitore è Matteo Salvini. La Lega è egemone ed ogni divergenza si è sempre risolta in favore del Carroccio, che sembra anzi far leva su questo dualismo sbilanciato. Luigi Di Maio appare sempre più in difficoltà, mentre le gaffe dei ministri pentastellati si sommano ogni giorno. Tra scivoloni, divisioni e accerchiamenti interni, Di Maio è una sorta di pentola a pressione pronta ad esplodere.