CASAL DI PRINCIPE – Sui rapporti che Nicola Schiavone ‘o munaciello avrebbe avuto con Altero Matteoli, già ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (scomparso nel 2017), con Sergio Margiotta e Umberto Del Basso De Caro, entrambi ex sottosegretari (in periodi diversi) dello stesso dicastero, e con vari dirigenti di vertice delle Ferrovie, i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, in questi anni, hanno raccolto varie prove (telefonate e messaggi intercettati, testimonianze e riscontri documentali). Nulla di illegale, solo frequentazioni importanti (certificate) che, secondo i magistrati Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, l’uomo d’affari di Casal di Principe, padrino del primogenito del capoclan Francesco Sandokan Schiavone, era stato bravo a tracciare per esercitare pressione sui manager di Rfi. Per quale ragione? Affinché seguissero, questa la tesi della Dda, le sue indicazioni sulle ditte a cui assegnare alcuni appalti.
Nelle carte dell’inchiesta che hanno portato all’arresto di Schiavone, indagato per associazione a delinquere semplice e di stampo mafioso, corruzione, trasferimento fraudolento di beni ed estorsione, è saltato fuori anche un incontro che avrebbe avuto con un pezzo da novanta dell’ex Democrazia Cristiana: Cirino Pomicino. “Io lo conosco”: ad affermarlo fu proprio Schiavone, intercettato, mentre parlava con altri due soggetti non identificati. Era il 25 settembre 2019. Agli interlocutori raccontò che l’incrocio con l’ex parlamentare si verificò casualmente, mentre era in corso un faccia a faccia con un manager molto importante: Lorenzo D’Onghia, già amministratore di Telespazio, società partecipata da Leonardo, tra i principali operatori al mondo nel campo dei servizi satellitari. “[…]Stavo lì, a via Veneto, teneva una riunione con Lorenzo D’Onghia… lui prima direttore… di Telespazio. Sempre Finmeccanica, quindi Leonardo… poi la parte francese che è Thales… stavamo lì perché non si può fare un passaggio su questo al di là delle altre cose. Poi non ci vedevamo… poi ad agosto quando tu non ti vedi da luglio eccettera, mi sembra un secolo che non ti vedi. […] Stavamo parlando di questo e ad un certo punto viene Cirino Pomicino. Alla fine ho voluto che fosse ospite nostro. Ecco, queste sono le storie serie”. Prima di parlare di D’Onghia e Pomicino, sempre nella stessa conversazione, Schiavone disse che aveva frequentazioni pure con Federica Zanella, fino al 2020 parlamentare di Forza Italia, ora passata alla Lega, e Diego Sozzani, fedele a Silvio Berlusconi, entrambi componenti della IX commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera. Non è da escludere che Schiavone millantasse con i suoi interlocutori di avere frequentazioni del genere, soprattutto quelle con Pomicino e con D’Onghia, in relazione alle quali è solo lui a parlarne e non ci sarebbero altri riscontri. Sui contatti con Sozzaani e Zanella, invece, ci sono diversi “impegni telefonici”, hanno evidenziato gli investigatori. Ad ogni modo i due parlamentari, l’ex Dc e il già amministratore di Telespazio non sono coinvolti nell’inchiesta (come non lo sono Margiotta Del Basso De Caro, i vertici di Ferrovie e neppure Telespazio) che ha coinvolto Schiavone. Il fatto che tutti questi politici e dirigenti lo avessero frequentato non significa che si siano macchiati di un eventuale reato. Gli investigatori e la Procura hanno sottolineato i contatti del casalese per dimostrare ai giudici la sua presunta capacità di infiltrarsi in un tessuto politico-imprenditoriale di altissimo livello per favorire, questa la tesi dei magistrati della Dda, il clan dei Casalesi.
Parlamentari e vertici di Trenitalia e Ferrovie nella rete di Schiavone