Davos, Trump minaccia i dazi sulle auto dell’Ue. Gualtieri: “Intesa o web tax”

Al di fuori delle nevi di Davos arrivano nuovi appelli a trovare un'intesa sul tema tariffe

Foto Nicholas Kamm / AFP in foto Donald Trump

MILANO – Al Forum di Davos i dazi tornano al centro delle discussioni. Reduce dalla firma della ‘fase 1’ dell’accordo commerciale con la Cina, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna a volgersi verso il fronte europeo. E minaccia tariffe “molto elevate” sulle auto made in Ue se il vecchio continente non torna presto a negoziare un’intesa. L’intento del presidente Usa è quello di scongiurare – a colpi di minacce sui dazi – una web tax europea che colpirebbe colossi americani come Facebook e Google.

I dazi sui prodotti Ue

Una misura già approvata dalla Francia e che vede da sempre il supporto di diversi altri paesi Ue, tra cui in prima linea l’Italia. Le nevi di Davos riescono a portare a una tregua momentanea con Parigi. Che promette di ritardare l’avvio della tassa sulle società digitali se Washington non procederà con tariffe di ritorsione. Ma il ministro dell’Economia italiano Roberto Gualtieri avverte: se “non sarà trovata” una soluzione internazionale, “attueremo le misure nazionali fino in fondo”.

La tassa sul digitale

La seconda giornata del World Economic Forum si apre con un intervento del segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, in cui ribadisce come “la tassa sul digitale sia di natura discriminatoria”. Se l’Europa ha intenzione di “imporre arbitrariamente una tassa sulle nostre società digitali”, gli Stati Uniti prenderanno “in considerazione la possibilità di imporre arbitrariamente imposte sulle società automobilistiche”. Parole a cui fanno eco qualche ora dopo quelle di Trump ai microfoni di Cnbc. L’Unione europea non ha “altra scelta” se non quella di negoziare un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti”. Sulle importazioni di auto europee negli Usa pende ormai da mesi una minaccia di tariffe al 25%.

La linea del presidente Trump

Le dichiarazioni di Trump arrivano all’indomani dell’incontro con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sempre nella cornice innevata di Davos. “Con lei c’è stato un grande confronto”, sostiene Trump, ribadendo tuttavia di aver detto a von der Leyen che in assenza di un accordo commerciale avrebbe dovuto “agire”. Dando il via ai dazi sulle auto. Per Trump l’Europa è stata “molto dura da affrontare” e il Vecchio Continente ha “approfittato” degli Stati Uniti. Ma ora non ha “altra scelta” se non quella di fare un accordo.

Dall’Ue arrivano segnali di apertura. La presidente della Commissione Ue assicura che l’Europa punta a raggiungere un accordo con gli Usa “nelle prossime settimane”. Mentre il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire dichiara che la Francia ritarderà l’avvio della web tax mentre gli non andranno avanti con i dazi. Le Maire e Mnuchin hanno concordato di parlare della definizione di un quadro globale sulla tassazione del business online.

Alla ricerca di una difficile intesa

Al di fuori delle nevi di Davos arrivano nuovi appelli a trovare un’intesa sul tema tariffe. Da Bruxelles il ceo di Fca, nonché neo presidente di Acea, Mike Manley ricorda che “un’escalation delle tariffe doganali non va a beneficio di nessuno”. Se “si guarda al curriculum del presidente Trump – incalza il capo della lobby dei costruttori europei -, penso che sia incredibilmente serio. E se le parti coinvolte affronteranno i colloqui in modo serio, sarà possibile raggiungere una conclusione amichevole”. Dalla sponda italiana si fa sentire la Coldiretti, per cui “ci sono le condizioni per avviare un dialogo costruttivo ed evitare l’acuirsi di uno scontro”. Contrapposizione che per la Coldiretti porterebbe a “scenari inediti e preoccupanti” che rischiano di determinare “un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati”.

(AWE/LaPresse/di Francesca Conti)

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