MILANO – “Dopo aver detto addio a un milione di pecore negli ultimi dieci anni, le greggi italiane devono affrontare ora la minaccia dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Che ha inserito nella black list dei prodotti da colpire anche il pecorino italiano, il cui export in Usa vale ben 65 milioni, più della metà del totale esportato nel mondo (52%)”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti contenuta nel report ‘L’Italia dei pastori’. Divulgato in occasione della prima maxi protesta di mille pecore che hanno invaso Padova.
“Un appuntamento – sottolinea la Coldiretti – per affermare il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia. In un momento di grande difficoltà che mette a rischio il lavoro di 60mila allevamenti e la sopravvivenza di 6,2 milioni di pecore rimaste. Una iniziativa che dà il via alla tradizionale transumanza, candidata dall’Italia a patrimonio Unesco dell’umanità. Con lezioni di tosatura delle pecore, esercitazioni dei cani pastori, selfie con gli agnelli, laboratori didattici, pet therapy e degustazioni di pecorino a km zero”. Ad accompagnare il gregge Chiara Bortolas, leader veneta e vicepresidente nazionale Donne impresa della Coldiretti insieme ai pastori.
La Coldiretti a difesa della pastorizia
“La pastorizia – continua la Coldiretti – è un mestiere molto duro che costringe ogni giorno alla sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura. Da ripetere nel pomeriggio per ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno che spesso non ha un pagamento adeguato. Un lavoro a rischio di estinzione non solo per i dazi di Trump. Ma anche per il latte sottopagato, gli attacchi degli animali selvatici, la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per nazionali. E il massiccio consumo di suolo che in Italia ha ridotto drasticamente gli spazi verdi e i tradizionali percorsi lungo i fiumi fino ai pascoli di altura storicamente usati per la transumanza delle greggi.
Dal latte di pecora si ottengono in Italia circa 60 milioni di chili di formaggi pecorini. Dei quali oltre la metà a denominazione di origine (Dop). Con quasi un quarto della produzione esportata, l’andamento del pecorino dipende molto dai mercati esteri. Dove a pesare negativamente sui prezzi del vero made in Italy sono le imitazioni diffuse in tutto il mondo a partire proprio dagli Stati Uniti. Che sono il mercato più importante per le nostre esportazioni, dove si stima che 2 pecorini di tipo italiano su 3 siano ‘tarocchi’ nonostante il nome richiami esplicitamente l’Italia”.
(LaPresse)