ROMA – All’ultima curva la maggioranza allontana lo spettro dello strappo con il Governo sul ddl Concorrenza. L’accordo raggiunto sulle concessioni balneari evita la fiducia, che il premier Mario Draghi aveva annunciato in caso di mancata approvazione entro il 31 maggio. La commissione Industria del Senato oggi dà via libera al testo che, quindi, come previsto approderà in aula lunedì per l’ok finale prima del passaggio alla Camera.
E ora l’Esecutivo punta a stringere i tempi anche sulle altre riforme legate al Pnrr, a partire da quella del fisco: il vertice convocato in serata con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, per sciogliere gli ultimi nodi ha portato a un’intesa fra i partiti di maggioranza. L’obiettivo? Consentire un rapido iter alla Camera, dove la legge delega è calendarizzata in aula per il 20 giugno.
Entrando questa mattina in commissione, il viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin fa capire che è l’ultima occasione: “Credo proprio di sì”. Il Governo, con l’ennesima riformulazione dell’emendamento sulle concessioni, punta a trovare un punto di mediazione sull’ultima questione rimasta in sospeso: la quantificazione degli indennizzi agli imprenditori uscenti che dovessero perdere la titolarità degli stabilimenti balneari a seguito delle gare (da bandire entro il 2023 con l’ipotesi del rinvio di un anno in caso di “contenzioso o difficoltà oggettive”).
La fumata bianca arriva, l’intesa si raggiunge ma di fatto ributta la palla nel campo del Governo: scompare infatti ogni riferimento alle modalità di calcolo degli indennizzi, che dovranno essere definite dai decreti delegati. I quali dovranno definire “criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante”. Tutto qua. Così recita la riformulazione del testo che poi viene approvato dalla commissione Industria insieme agli articoli del ddl Concorrenza.
“Abbiamo concluso un passaggio al Senato importantissimo per rispettare i tempi che ci siamo dati e continuare le riforme fondamentali per il nostro paese come quella del fisco, degli appalti e del Csm”, e l’intesa sui balneari “è frutto proprio di un grande lavoro di mediazione del governo con le forze politiche. Ancora una volta siamo riusciti a trovare una via che ci permette di raggiungere gli obiettivi del Pnrr”, esulta il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. L’accordo fa invece infuriare la leader di Fdi Giorgia Meloni: “È ridicolo e vergognoso”, perché “rimandare la questione degli indennizzi addirittura al Governo” significa “lasciare totalmente senza tutele i concessionari attuali, che si vedranno in buona parte espropriate le loro aziende a favore delle multinazionali straniere”.
Il centrodestra finisce dunque per spaccarsi, e quello di Governo si difende: “Per noi era fondamentale che venisse accolto, senza definizioni che ne limitassero la portata, il principio degli indennizzi per le imprese che dovessero perdere la concessione” ed “è stata prevista anche la possibilità di tempi più lunghi rispetto alla scadenza di fine 2023”, dichiarano in una nota congiunta i capigruppo al Senato di Forza Italia e Lega, Anna Maria Bernini e Massimiliano Romeo. “Soddisfatti per l’intesa” si dicono invece i Cinquestelle, con il vicepresidente del Movimento Mario Turco che parla di “una soluzione di equilibro” e di “un punto d’incontro fra gli interessi di imprese, lavoratori, utenti e Stato”.
Secondo il leader di Azione, Carlo Calenda, “le spiagge non sono private ma del demanio e dunque pubbliche. Da decenni sono concesse senza gara a canoni irrisori a pochi privati. La situazione andava corretta”. E anche per il Pd quello raggiunto è “un punto di equilibrio molto avanzato per definire una normativa ragionevole, in linea con i princìpi europei e costituzionali, dichiarano la capogruppo democratica alla Camera Debora Serracchiani e il vice capogruppo Piero De Luca, aggiungendo: “Ora acceleriamo nelle riforme necessarie per l’attuazione del Pnrr”. Quest’ultimo sembra essere anche l’obiettivo del Governo. E in serata è stato, infatti, raggiunto l’accordo con i partiti di maggioranza anche sul fisco.(LaPresse)