ROMA – Nessuna mediazione, zero passi in avanti. Sul ddl Zan, Lega e Pd restano su fronti opposti. Il nuovo tentativo, quasi un ultimatum, che Matteo Salvini indirizza al segretario dem Enrico Letta produce un nulla di fatto. “Propongo per l’ennesima volta una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede – le parole del Capitano -. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Se Letta non accettasse, la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd”.
L’avviso è chiaro: il testo della proposta di legge contro l’omostransfobia così com’è non va bene. E se non sarà modificato va incontro al rischio di una bocciatura. Letta, però, ancora una volta rispedisce al mittente la proposta: “Salvini non è un interlocutore affidabile per una materia come questa. E’ lo stesso che appoggia Orban, ecco perché noi andremo in Parlamento e li discuteremo”. Salvini prende atto della porta chiusa, ma aggiunge: “Spiace che Letta e il Pd non vogliano ascoltare nessuno e preferiscano lo scontro al buonsenso”. Scontro che a questo punto andrà in scena in Aula.
I numeri a Palazzo Madama sono infatti strettissimi come confermato da quanto avvenuto in occasione delle votazioni sulle pregiudiziali di costituzionalità e sulle proposte di sospensiva, queste ultime respinte per appena un voto. Il 20 luglio l’Aula tornerà a riunirsi per riprendere la discussione generale, e sempre martedì (alle 12) sarà il giorno in cui scadranno i termini per presentare gli emendamenti. Lega, Forza Italia e Fdi sono pronti a presentarne diversi per ostacolare il cammino della legge, mentre il Pd ha già fatto sapere di non volere modifiche al testo approvato alla Camera lo scorso novembre.
Ecco perché, in mancanza di un accordo politico, Salvini è pronto ad andare in Aula “a battagliare con la sinistra”. “La prossima settimana iniziano i voti sul ddl Zan – spiega il segretario del Carroccio – e spero che Letta capisca che in questo momento bisogna mettersi d’accordo, unirsi, dialogare e risolvere i problemi. Siamo disponibile a votarlo anche domani, ma abbiamo detto a Letta che deve togliere la storia dell’educazione gender nelle scuole”.
A spingere per un’intesa in extremis è anche la ministra Mara Carfagna (Fi), convinta che “se il Pd insisterà nel ‘tanto peggio tanto meglio’, portando la legge al voto senza modifiche, il testo cadrà nel voto segreto. Questo disonore non se lo merita il Paese, non se lo meritano gli italiani e nemmeno il Parlamento, che è perfettamente in grado di approvare una ragionevole norma contro omofobia e transfobia”.
Per un altro forzista, Maurizio Gasparri, sul ddl Zan “si conferma la tendenza della sinistra al delirio di onnipotenza”. Nel mirino del senatore ci sono in particolare “l’intollerante Zan” e “l’inutilmente ostinato Letta”. “È evidente che numeri per approvare il testo così com’è non ci sono – sottolinea Gasparri -. Basterebbe fare delle modifiche.
Andranno a sbattere contro i mulini a vento. La settimana prossima ci sarà solo discussione generale, poi si passerà a dei decreti che sono molto più urgenti e il tempo scorrerà”. E in effetti il rischio di uno slittamento a settembre, dopo la pausa estiva, è molto alto. Sono infatti in arrivo a Palazzo Madama tre decreti che avranno la precedenza sul ddl Zan: Sostegni, Semplificazioni e Cybersicurezza.(LaPresse)