BAIA DOMIZIA (Elena Manocchio) – In questi tempi novelli in cui il culto dei figli è religione di stato, un figlio che celebra suo padre è materia intrigante e suggestiva, in special modo se gli attori in gioco sono Cristiano De André e suo padre Fabrizio.
Il “Vangelo laico” del grande cantautore, poeta, musicista genovese, intonato dal figlio e dai suoi straordinari musicisti, si è rivelato al pubblico dell’Arena dei Pini di Baia Domizia (sabato scorso, ndr) come testimonianza spirituale di un turbolento rapporto fra congiunti nell’incessante ricerca di una risoluzione pacifica.
Il florilegio di ‘opere’ selezionate con cura dal repertorio di Faber e riarrangiate dal figlio negli anni passati ha portato lo spettatore vacanziero a compiere un ulteriore piccolo viaggio che, dal folto della pineta domizia, ha raggiunto lidi tanto diversi eppure così familiari per averli cantati da sempre e, con buona probabilità, per sempre. Un viaggio all’interno di un concetto musicale che si squaderna nei centoventi minuti di concerto e racconta con tenerezza e certe laceranti punte di ferocia la vita di due musicisti, un padre gigantesco e un figlio che ci si è dovuto misurare con eroico coraggio per colpa dello stesso amore furente per le sette note. Non un tributo, e nemmeno un confronto tout court dunque, ma la disarmante condivisione di un sentire che si è fatto via via più comune negli anni. È così che l’attenzione all’uomo qualunque nella sua insindacabile dignità, agli ultimi, agli emarginati, diventa il terreno di coltura di un rapporto familiare ardimentoso e fiero che, scandito dal ritmo di una smisurata preghiera, difende coi denti la sua ora (a questo punto diciamo un paio) di libertà e si ferma sulla collina per dirigere al fiume le barche più piccole perché “le più grandi sanno già dove andare”.
Diciannove brani più un corposo bis con la dolcissima condanna di un timbro vocale quasi sovrapponibile a quello paterno e il concerto di Cristiano si rivela come una piccola magia, un incantesimo di ricordi e riscoperte che cantiamo da sempre e, con ottima probabilità, per sempre ma con rinnovato piacere.