Il senatore De Falco: “Vergognoso non proteggere i medici. La catena di comando non è efficace. Il comandante Arma? E’ stato perfetto”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

NAPOLI – La sanità diventata un affare e non un servizio, una catena di comando che non tutela gli uomini in prima linea, la necessità di avere il Parlamento operativo nel pieno delle sue funzioni mentre infuria l’emergenza coronavirus. Il senatore Gregorio De Falco, ex comandante della Capitaneria, fotografa con ‘Cronache’ un’Italia messa in ginocchio dal Covid-19. Un Paese che ha bisogno di un colpo di reni per limitare la catastrofe.

Senatore, come sta gestendo il governo questa emergenza?

Il coronavirus ha preso impreparato tutto il mondo. Nessuno ha imparato la lezione dalle batoste già subite in passato, come ad esempio con la Sars. A Taiwan, che dista 150 chilometri dalla Cina, hanno dubitato dei primi dati e hanno contenuto il contagio, reagendo immediatamente con un centro unico di comando e controllo per la sanità che qui non abbiamo. La frammentazione, causata dalla riforma del titolo V della Costituzione, che dà competenza alle Regioni in materia sta palesando tutti i suoi limiti. Sono stati fatti investimenti enormi in una sanità privata alla quale oggi non conviene affrontare l’emergenza, per anni i pazienti sono stati trattati come clienti. E ora ne paghiamo il prezzo.

Cosa si può imparare da quanto sta accadendo?

Bisogna riconsiderare lo Stato nelle sue funzioni essenziali. Deve unire, ma non può farlo se non può garantire eguale assistenza sanitaria in tutte le zone d’Italia. E’ necessaria, inoltre, una catena di comando corta, rapida e veloce. Concordando le decisioni e assumendosi le responsabilità senza far filtrare prima informazioni come avvenuto nella notte dell’esodo da Nord a Sud. E il Parlamento deve tornare a svolgere la sua fondamentale funzione.

C’è chi chiede, come le opposizioni, la convocazione permanente.

Sono d’accordo, ma va fatta per presidiare i diritti dei cittadini, non per ragioni di calcolo o visibilità politiche. Per una convocazione servono screening periodici a deputati e senatori, tutelando chi può avere difficoltà legate al virus, per le commissioni ci sono sale adatte a tenere le riunioni e il voto dell’aula non è surrogabile con sistemi online. Questa emergenza richiede coesione e che il governo Conte riferisca in Parlamento sulle decisioni prese finora e sulle prospettive di gestione della crisi. Quello che mi preoccupa di più è che la catena di comando sia, legittimamente vista la riforma costituzionale, nelle mani delle singole Regioni e non del governo. Questo provoca il caos e si cominciano a leggere dati inquietanti.

A quali si riferisce?

In Cina, in Corea, sulla Diamond Princess e anche nel primo focolaio di Codogno il rapporto tra contagiati e vittime è stato del 3%. Il fatto che i tamponi si facciano solo ai casi più gravi sbilancia enormemente questo rapporto. Se in Lombardia ci sono migliaia di morti vuol dire che i contagiati sono molti di più e non possono accedere al test. La gente purtroppo muore a casa, il dramma dell’impossibilità di curare tutti è già cominciato. E c’è un problema ancora più grave.

Quale?

Il personale sanitario non viene protetto in alcun modo. Chi deve curare altri pazienti diventa sempre più spesso focolaio di diffusione. E’ scandaloso. Il fatto che non si facciano tamponi ai camici bianchi asintomatici, nonostante il contatto diretto con pazienti positivi, è vergognoso. Nel mondo del soccorso, a ogni livello, il primo obiettivo è tutelare le risorse per poter continuare a intervenire. Su questo tema il governo dovrà riferire, perché questa scelta è irragionevole. I tamponi vanno estesi anche al personale dell’ordine pubblico che va in strada. E’ indispensabile tutelare i gangli fondamentali del nostro apparato di soccorso e sicurezza. Tra poco l’esercito dovrà portare il cibo alle persone rinchiuse in casa. Il rischio che ciò accada è alto. E lo Stato deve proteggere i suoi uomini se vuole davvero fronteggiare il virus.

Un suo pensiero per il comandante della Diamond Princess, Gennaro Arma, di Meta di Sorrento, di recente rientrato.

Ha assunto le decisioni più opportune, esercitando il comando con capacità di afflato e di empatia. Si è immedesimato condividendo a fondo il destino della gente che era con lui. Si è comportato da comandante, prendendo decisioni importanti, ma sentendosi come chiunque altro a bordo. E’ stato perfetto, un esempio bellissimo di adeguatezza al ruolo e alle responsabilità. Aspetto difficile da riscontrare qui in Italia.

Un appello agli italiani in questo momento?

L’appello lo rivolgo allo Stato, affinché non scarichi sui cittadini la responsabilità. Si fanno polemiche sui runner quando non si proteggono i medici, si chiedono donazioni ai cittadini che sono a casa in tanti quasi senza reddito. La classe politica non sfugga dalle responsabilità e faccia il suo, a ogni livello. E’ ora di smettere di guardare il dito e non la luna.

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