NAPOLI – La candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale è sempre più vicina alla ufficialità: ieri i leader del centrodestra, al termine di una riunione a Roma, a Villa Grande, hanno chiesto ufficialmente al Cav di sciogliere la riserva. Lui, Silvio, si è preso ancora qualche giorno di tempo per verificare i numeri: come è noto, il centrodestra conta su 450 grandi elettori e il quorum per diventare Capo dello Stato, dalla quarta votazione in poi, è fissato a 505. Nell’attesa di comprendere come evolverà questa “quasi candidatura”, Pd e M5s brancolano nel buio, e devono fare i conti con una serie di divisioni interne sia alla coalizione giallorossa che ai singoli partiti che la compongono. In un quadro così complicato, anche un solo voto può essere determinante, figuriamoci due, quanti sono i grandi elettori che esprime la famiglia De Luca. Papà Vincenzo, presidente della Regione Campania, e il figlio Piero, deputato Pd, (nella foto insieme) il prossimo 24 gennaio sfileranno davanti al banco della presidenza della Camera e esprimeranno la loro preferenza per il successore di Sergio Mattarella. Immaginare che i De Luca possano votare, tanto per fare un nome, Mario Draghi, appare al momento pura fantascienza.
Ieri, nel corso della consueta diretta social del venerdì, Vincenzo De Luca ha continuato ad attaccare anzi a bombardare, il premier. La scelta del governo di impugnare l’ordinanza con la quale, la scorsa settimana, De Luca aveva prolungato le vacanze di Natale degli studenti delle scuole elementari e medie ha acuito l’esplicito dissenso che il governatore-sceriffo ormai da mesi manifesta in ogni occasione utile nei confronti di Draghi e della maggior parte dei suoi ministri. Draghi a parte, De Luca è ormai considerato un soggetto politico autonomo, non risparmia mai nessuno nelle sue intemerate social e spesso e volentieri anche il suo stesso partito, il Pd, finisce nel mirino. Intanto, Berlusconi è impegnato a telefonare ai grandi elettori non di centrodestra per convincerli a votare per lui. La suggestione: e se Berlusconi telefonasse anche a De Luca? Se gli chiedesse il voto? Cosa risponderebbe il governatore? Non si sa: quello che si sa è che sia Berlusconi che De Luca sono, ciascuno a modo suo, due protagonisti della politica abituati a rompere gli schermi.
Lo scorso 22 novembre, a chi gli chiedeva cosa pensasse della eventuale candidatura del leader di Forza Italia alla Presidenza della Repubblica, De Luca rispondeva così: “Silvio Berlusconi al Quirinale? Lo inviteremo a Procida Capitale”. Ultima annotazione: Vittorio Sgarbi, in queste ore, è uno dei più attivi nella caccia al voto per Berlusconi. Telefona a decine di deputati e senatori e poi passa il telefono al Cav. Sgarbi e De Luca hanno un rapporto da sempre eccellente: il canale c’è. “Pronto, presidente?” “Caro presidente!”. Chi sa se accadrà: se così fosse, non lo sapremo mai.