CASERTA – “Il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti”. E’ quanto recita il primo punto dell’articolo 2 del Testo unico dei doveri del giornalista. Evidentemente per alcuni quotidiani, il fatto che un cronista riceva una busta contenente quattro proiettili e una lettera di minacce non è una notizia. Il plico è stato recapitato a Mario De Michele, direttore della testata Campanianotizie. Il caso è stato totalmente ignorato dal Mattino, dal Corriere del Mezzogiorno e da Repubblica. Volutamente.
Convegni più interessanti dei proiettili
Il giornale dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone ha persino pubblicato sul proprio sito internet il comunicato di solidarietà dell’Ordine del giornalisti e della Fnsi (che nel caso delle minacce a ‘Cronache’ ha, invece, preferito il più totale silenzio), salvo poi non scrivere una sola riga sull’edizione cartacea di questa mattina. Un convegno nella biblioteca di Cellole è stato ritenuto degno di uno spazio sul giornale. I proiettili inviati a un giornalista, invece, no. E dire che il Testo unico, documento fondamentale che elenca i principi deontologici della professione, suggerisce chiaramente di “promuovere la solidarietà fra colleghi”. Parole al vento. Il dorso locale di Repubblica propone due pagine di resoconto su un meeting sulle droghe sintetiche al Circolo ufficiali della Marina. E le minacce a De Michele? Ignorate completamente.
Inesplicabili preferenze
Addirittura il Corriere del Mezzogiorno si spinge a fare ‘favoritismi tra minacciati’, pubblicando un articolo sull’inizio, a Napoli, delle riprese di ‘La Banda’, il film tratto dal libro di Roberto Saviano ‘La Paranza dei bambini’. Lo scrittore sotto scorta dal 2006 per le intimidazioni della camorra fa notizia, quello che viene minacciato oggi, e che la protezione dello Stato non ce l’ha, viene ignorato. E non è la prima volta che la “solidarietà tra colleghi”, quella che secondo il Testo unico andrebbe promossa, è concessa soltanto in base a inesplicabili preferenze. Un po’ come avviene nelle caste, nei circoli chiusi.
Lo squallido bis del silenzio su Tallino
Nelle scorse settimane gli stessi giornali hanno scelto di non pubblicare le minacce rivolte dal boss di Mondragone, Augusto La Torre, al collega di ‘Cronache’ Giuseppe Tallino e al magistrato della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio. Parole violente, insultanti, fatte uscire dal carcere tramite un’intervista pubblicata integralmente su un sito. Una notizia di pubblico interesse, una vicenda inquietante, cancellata senza alcuna remora dalle colonne dei quotidiani.
La cerchia degli ‘eletti’ che ignora chi viene minacciato
La lotta alla criminalità organizzata, la difesa della libertà di informazione contro ogni tipo di intimidazione, dovrebbero unire la categoria dei giornalisti. Invece c’è chi ritiene di appartenere alla ristretta cerchia degli ‘eroi’ dell’antimafia, una casta che ignora coloro che sono sul campo, tutti i giorni, ad assolvere al diritto-dovere di informare cittadini e lettori, e che vengono minacciati, picchiati, intimiditi.
Nel suo editoriale di oggi, De Michele scrive: “Sfortunato è il Paese che ha bisogno di santi e di eroi, amava dire Brecht. Condivido in pieno. Odio anche i giornalisti, e non solo quelli, che indossano gli abiti da festa dei professionisti dell’antimafia. Non ho mai ricercato i 15 minuti di celebrità che il magnanimo Warhol concederebbe a chiunque. Sono semplicemente un giornalista. Un cronista, nulla di più. Che cerca di fare, non sempre riuscendovi, il proprio mestiere”. Un mestiere che prevede il dovere di informare, di riportare le notizie. Un lavoro che tanti ‘professionisti dell’antimafia’, ormai troppe volte, dimenticano di fare.