ROMA – Molto rumore per nulla. Passa la notte e si supera lo scontro “politico” tra Lega e M5S sul decreto legge sicurezza bis. Tutti gli emendamenti, tranne uno, a firma del Carroccio vengono riammessi all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, riportando la pace, o quasi, nel governo del cambiamento. Un escamotage infatti permette di superare lo scoglio “politico” che in tutta questa vicenda ha un nome e cognome: Roberto Fico. Dopo le schermaglie di giovedì, con il presidente della Camera, che aveva messo in evidenza la “confusione” del ministro Salvini su come si procede in Parlamento, e gli out out del Capitano, pronto a rompere e a sollevare un problema “serio”, il giorno dopo la tempesta si ritrova la quiete. Fico riammette tutte quelle norme che riguardano la Polizia di stato e il ministero dell’Interno. Sui vigili del fuoco e polizia locale, però, non cede: “Possono essere inseriti nel ddl sulla polizia locale approvato ieri dal Cdm”, scrive Fico.
La situazione rischia lo stallo, le commissioni non riescono a procedere. E’ a questo punto che i presidenti, Giuseppe Brescia e Francesca Businarolo (entrambi M5S), propongono il voto unanime delle commissioni riunite per riportare nel fascicolo la norma che aumenta il monte straordinari dei pompieri. La piena condivisione c’è, la pace è fatta e Salvini esulta: “Vittoria su tutta la linea! Grazie all’insistenza della Lega, sono stati riammessi tutti gli emendamenti a favore di Polizia e Vigili del Fuoco al Decreto Sicurezza: buono pasto, ore di straordinario, vestiario e uniformi, manutenzione di caserme, nuove sedi. Dalle parole ai fatti”. L’unico neo per il dl è lo slittamento dell’approdo in aula, in principio fissato per lunedì 15 luglio. Lo stesso Brescia in una lettera a Fico chiede un’altra settimana, assicurando l’arrivo in assemblea il 22 luglio prossimo. Anche il sottosegretario Nicola Molteni plaude: “E’ stata una battaglia importante soprattutto per dare più dignità alle forze di Polizia” e annuncia che il sottosegretario Morrone e il ministro della Giustizia, Bonafede, sono a lavoro su un emendamento che facilita l’espulsione degli stranieri anche cittadini dell’Ue, dichiarato inammissibile.
I lavori riprendono, ma i nervi restano tesi. I 5Stelle hanno sempre cercato la mediazione in Parlamento, ripetendo che il problema politico “non esiste”. Fuori dal palazzo però fonti pentastellate attaccano: “Deve essere chiara una cosa: il ministro Salvini poteva inserire le misure già nel decreto e farle approvare direttamente in cdm evitando così l’eventuale ammissibilità tecnica della Camera, ma non l’ha fatto, salvo oggi poi alzare uno scontro istituzionale per finire sui giornali. È un metodo che non ci appartiene”. Una tesi che sostanzialmente segue la linea di Fico, che in tutta questa storia rischiava di trovarsi isolato senza il sostegno del suo stesso Movimento. Ed è proprio la terza carica dello Stato, a fine giornata, a prendere la parola sui social: “Voglio essere chiaro: lavoro come ho sempre fatto senza guardare in faccia a nessuno. Il Parlamento è libero da ogni pressione e svolge la sua attività in piena autonomia. Sono davvero contento che ancora una volta lo abbia dimostrato”. E poi tira la bordata a Salvini: “La Camera è infatti intervenuta per ovviare alle amnesie del ministro dell’Interno che si era dimenticato di prefetti, polizia e vigili del fuoco quando ha scritto il decreto Sicurezza”. E anche Luigi Di Maio, rimasto quasi in disparte in questo duello, non è tenero: “Non si cerchino pretesti per far cadere il governo, sono pronto a incontrare le forze di polizia e le rappresentanze sindacali per spiegare loro la verità sugli emendamenti al dl sicurezza bis. Conta la verità, non la propaganda. Invierò un invito formale in queste ore”.
(Donatella di Nitto – LaPresse)