ROMA – Nessuna conferenza stampa, come è da tradizione, e nemmeno dichiarazioni in piazza come accadde lo scorso settembre per la nota di aggiornamento al Def, salutata con la famosa ‘balconata’. Il varo del Def 2019 viene annunciato da palazzo Chigi con una sobria nota di poche righe in cui si spiega che vengono “confermati i programmi di governo. Nessuna nuova tassa e nessuna manovra correttiva” e che la crescita è fissata per il 2019 allo 0,2%. Confermando “i programmi di governo della legge di bilancio e il rispetto degli obiettivi fissati dalla commissione europea”.
I vertici al Cdm
Quella del Consiglio dei ministri è stata una riunione lampo, preceduta da due vertici – uno con Conte e Tria, uno allargato ai vicepremier – e seguita da un ulteriore confronto tra il premier e i due vice, senza il ministro dell’Economia. Saltano gli appuntamenti televisivi di Di Maio e di Salvini. Un mutismo inedito, interrotto solo da una serie di note e veline, che testimonia un clima non esattamente disteso.
Iva e Flat Tax, Salvini rassicura i cittadini
“La flat tax viene nominata per due volte”, fa notare Matteo Salvini, secondo cui “dopo Partite Iva, artigiani e commercianti, toccherà a famiglie e dipendenti. La Lega al governo è garanzia di riduzione delle tasse”. Ma tra la bozza in entrata e quella in uscita del Cdm sparisce il riferimento alla doppia aliquota al 15% e al 20%. Mentre il leader pentastellato sottolinea che “con l’inserimento della Flat tax nel Def indirizzata al ceto medio come avevamo chiesto, e non solo ai ricchi, vince il buonsenso. Sono molto soddisfatto. Andiamo avanti così, facendo ripartire il Paese, spingendo sulla crescita e sostenendo le famiglie che hanno veramente bisogno. Senza sventolare false promesse come è stato fatto in passato”.
Le clausole alla Legge di Bilancio
Altro nodo, quello delle clausole Iva. Nel testo si fa notare che “la lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2019, prevede un aumento delle aliquote Iva a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020”. E dunque per disattivare le clausole servono nuove misure in autunno.
Un passaggio che non piace ai pentastellati, che sul ‘no agli aumenti’ chiedevano una posizione ben più chiara. Impossibile, a detta del titolare del Tesoro, perché in autunno bisognerà far quadrare i conti. E non sarà certo facile conciliare le minori entrate con la disattivazone degli aumenti. “Nessun aumento Iva”, assicura Salvini per chiudere la discussione.
I numeri del Def
I primi numeri di questo Def arrivano dal ministero dell’Economia. La crescita dello 0,1% del Pil raddoppia nel 2019, arrivando allo 0,2%, per effetto dei decreti sblocca cantieri e crescita. E si sale allo 0,8% nei tre anni successivi. Il deficit arriva al 2,4% sia nel quadro programmatico che in quello tendenziale. Per poi avviare un percorso di graduale riduzione del 0,3% all’anno che dovrebbe portarlo all’1,5% nel 2022.
Il deficit strutturale scenderebbe dall’1,6% del PIL di quest’anno allo 0,8% nel 2022, convergendo verso il pareggio strutturale. Il debito pubblico sale nel 2019 al 132,6% del Pil, dal 132,2% del 2018, per poi scendere al 131,3% nel 2020, al 130,2% nel 2021 e al 128,9 nel 2022. Forte la spinta sul fronte degli investimenti, che li porterebbe dall’1,9% del Pil del 2018 al 2,5% del Pil nel 2022.
(AWE/LaPresse/di Antonella Scutiero)