NAPOLI – Ha tentato di fuggire per mettersi al riparo, spingendo forte sull’acceleratore per scampare alla morte, in quello che sarebbe stato l’ultimo slancio di attaccamento alla vita. Ma ormai la missione dei sicari era compiuta. Ancora un omicidio di camorra a Napoli est. Intorno alle 16,30 un commando di fuoco ha ucciso Pasquale Manna, 58enne di Casalnuovo e considerato dagli inquirenti pezzo da novanta del clan Veneruso-Rea. Il reggente dell’organizzazione criminale operante a Casalnuovo e Volla. In una parola sola: il boss.
Manna era al volante della sua Renault Twingo, probabilmente fermo in attesa di qualcuno, quando, nei pressi di un distributore di carburanti a Volla, è stato sorpreso dai sicari.
E’ in quegli istanti che i sicari hanno aperto il fuoco, mentre Manna tentava disperatamente di salvarsi. Arrivato in prossimità del civico 120 di via Ravioncello, al confine con Ponticelli, il suo cuore ha smesso di battere. E’ lì che i passanti hanno notato l’automobile bianca con all’interno un corpo senza vita. Immediate le segnalazioni alle forze dell’ordine, sul posto sono intervenuti i carabinieri. Area messa in sicurezza con l’interdizione della viabilità, mentre la strada si popolava di persone. Tanti i curiosi che hanno assistito in religioso silenzio alle prime fasi dell’attività investigativa. Si è quindi proceduto all’identificazione e al successivo riconoscimento del cadavere, con il pm di turno che ha disposto il sequestro della salma.
Manna era il reggente del clan Veneruso-Rea. Il suo è un omicidio che inquirenti e investigatori definiscono eccellente. Uno di quei delitti che possono provocare reazioni a catena. Il 58enne di Caslanuovo era un personaggio di spessore della scena malavitosa della periferia orientale. Arrestato nel 2000 (inchiesta MaVe, Malavita Vesuviana) era stato condannato in via definitiva per associazione per delinquere di stampo mafioso. Nel 2006 altra vicenda estorsiva, sempre per il clan Veneruso, nell’area della stazione dell’alta velocità di Afragola. Libero dal 2010, viene considerato una sorta di ‘paciere’ dell’area, al quale si sarebbero rivolti diversi esponenti per cercare ‘accordi’. Attualmente era imputato per estorsione e tentata estorsione (sempre per il clan Rea-Veneruso) in un processo in corso col dibattimento davanti al Tribunale di Nola per una complessa vicenda inerente la gestione del cimitero e delle onoranze funebri sul territorio di Volla.