Delitto Laiso, condannato Zammariello: fece da specchiettista al commando. Pena anche per Ciervo

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Maurizio Zammariello e Bernardo Ciervo

CASAL DI PRINCIPE – La Cassazione ha definitivamente confermato le condanne per Maurizio Zammariello, 36enne di San Marcellino, e Bernardo Ciervo, 42enne di Casale rigettando i rispettivi ricorsi e chiudendo così il procedimento giudiziario sull’omicidio di Crescenzo Laiso avvenuto nel 2010 a Villa di Briano. La Suprema corte ha ritenuto infondate le argomentazioni delle difese e ha sancito la condanna dei ricorrenti anche al pagamento delle spese processuali.

Secondo quanto ricostruito nel corso del processo, Laiso, affiliato al clan dei Casalesi – fazione Schiavone, fu assassinato a colpi di arma da fuoco per ordine di Nicola Schiavone. Il giovane era sospettato di aver sottratto parte dei proventi delle estorsioni messe in atto dal gruppo criminale. La sua eliminazione, dunque, rientrava in una logica interna di punizione e riaffermazione del potere del clan sul territorio.
A eseguire materialmente il delitto fu un gruppo composto da diversi esponenti della cosca, Zammariello ebbe il compito di attirare la vittima nel luogo dell’agguato, facilitandone così l’esecuzione. Ciervo, invece, fornì la motocicletta utilizzata per il delitto, un mezzo di provenienza illecita che venne poi incendiato per cancellare ogni prova del coinvolgimento della camorra.

Il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, si concluse il 9 dicembre 2022 con la condanna di Zammariello a dodici anni di reclusione per omicidio premeditato aggravato dal metodo mafioso, oltre che per la detenzione e il porto illegale di armi. La pena venne calcolata tenendo conto della sua collaborazione, ma senza concedergli la massima riduzione prevista. Ciervo, invece, fu condannato a tre anni e quattro mesi per il reato di ricettazione, anch’esso aggravato dalle modalità mafiose. I giudici gli riconobbero la recidiva semplice e l’aggravante teleologica.

In appello, la Corte d’assise rideterminò le pene: Zammariello ottenne uno sconto di due anni, arrivando a dieci anni di reclusione, mentre per Ciervo venne esclusa l’aggravante teleologica, con una conseguente riduzione della condanna a tre anni e due mesi, oltre al pagamento di una multa di 900 euro. I difensori di Zammariello e Ciervo hanno presentato ricorso in Cassazione sollevando diverse questioni di diritto e contestando le decisioni delle corti di merito. Ma i giudici, a ottobre 2024, hanno dichiarato inammissibili i ricorsi e condannato gli imputati al pagamento delle spese processuali rendendo irrevocabili i verdetti di secondo grado. La motivazione della sentenza della Cassazione è stata resa nota la scorsa settimana.

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