ROMA (Maria Bertone) – Informazione ‘democratica’. La domanda è di quelle che nascono spontanee. Come è possibile che la stampa statunitense si prenda la briga di fare le pulci a uno che fino a un giorno fa era sconosciuto al 99% dei suoi connazionali? Eppure è stato il New York Times a sollevare, per primo, il caso del curriculum ‘sospetto’ di Giuseppe Conte, premier in pectore secondo i disegni di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. A rilanciare la notizia, in Italia, la rivista online Il Post di Luca Sofri, seguito a ruota da Repubblica e dai giornali del mainstream. Perché c’è un filo sottile – eppure molto evidente – tra i personaggi che ruotano intorno alla vicenda, che unisce Stati Uniti e Italia in nome di una sola parola: potere.
Il ‘democratico’ New York Times
Il New York Times è edito dalla News Corp di Rupert Murdoch, il magnate della comunicazione, che non ha mai nascosto le sue simpatie politiche. Per parlare solo del nuovo millennio, ha apertamente sostenuto alle presidenziali statunitensi John Kerry nel 2004. Poi Barack Obama nel 2008 e nel 2012. Hillary Clinton nel 2016. Nel board della News Corp sedeva fino a poco tempo fa John Elkann, nipote di Gianni Agnelli e vicepresidente del gruppo Gedi, che edita Repubblica e L’Espresso.
La solida amicizia tra Murdoch e il gruppo Gedi
“Sono grato di avere avuto la possibilità di servire come membro del cda di News Corp durante questo periodo affascinante della storia e dello sviluppo dell’azienda”, disse Elkann nel 2016 quando andò via. Augurando ai vertici “un successo crescente e continuo in tutto quello che fanno”. “E’ stato una parte significativa dei progressi del gruppo grazie alla sua visione e lungimiranza”, rispose commosso Murdoch. A testimonianza degli ottimi rapporti che hanno e che continuano ad avere. E allora vuoi che uno dei giornali di Murdoch non serva un assist così efficace ai colleghi italiani, se l’obiettivo è fare a pezzi la reputazione di un futuro premier non gradito? Ed ecco che da New York è spuntata con grande tempestività la storia del curriculum di Conte.
Il ‘favore’ attraverso Il Post di Luca Sofri
Per arrivare in Italia la notizia è passata attraverso il sito di un altro personaggio utilissimo alla causa. Il Post di Luca Sofri, colui che chiamava Matteo Renzi “capo”, coniuge di quella Daria Bignardi che proprio l’ex presidente del Consiglio volle alla guida di Rai 3. E figlio di Adriano Sofri, ex Lotta Continua, editorialista di Repubblica. Insomma, è chiaro che la (non) notizia degli studi di Conte mai effettuati alla New York University abbia seguito un percorso ‘politico’ attraverso due continenti. A testimonianza del fatto che la ‘cricca’ che manipola l’informazione a seconda dei propri interessi è sempre la stessa. E non ha nulla di democratico.