Destro-sinistro in sequenza. A sferrarli, con un attacco coordinato, sono stati Guaidò e gli Usa. Ad incassarli Nicola Maduro.
Il primo colpo viene annunciato dal 35enne su Twitter. “D’ora in poi, inizieremo la graduale e ordinata acquisizione dei beni della nostra Repubblica all’estero”, ha fatto sapere il leader della minoranza. La mossa è tesa ad evitare “che l’usurpatore e la sua banda cerchino di ‘raschiare il fondo del barile'”, ha spiegato Guaido in una nota.
Parallelamente è arrivato l’annuncio della nazione a stelle e strisce. Washington ha imposto sanzioni alla società petrolifera di Stato PDVSA e ha invitato l’esercito venezuelano ad accettare un trasferimento pacifico del potere a Guaido.
L’obiettivo è circondare e constringere il socalista alla resa. “Chiediamo all’esercito venezuelano e alle forze di sicurezza – ha fatto sapere John Bolton – di accettare la transizione pacifica, democratica e costituzionale del potere”. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, in conferenza stampa, non ha neppure escluso la possibilità di un intervento militare a Caracas:”Tutte le opzioni sono sul tavolo”.