MILANO – La maxi-ristrutturazione di Deutsche Bank continua a pesare sui conti del colosso tedesco. Nel quarto trimestre la perdita netta è di 1,48 miliardi di dollari, in netto peggioramento rispetto a 409 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Nell’intero 2019, Deutsche Bank deve subire un rosso monstre di 5,27 miliardi di euro, mentre l’esercizio 2018 si era chiuso con un utile di 341 milioni.
Pesa la ristrutturazione
La banca spiega che le perdite sono “interamente” legate al piano di trasformazione annunciato a luglio, quando Deutsche Bank aveva reso noto ai mercati l’intenzione di tagliare migliaia di posti di lavoro entro il 2022, ridimensionando fortemente la divisione di investment banking nel tentativo di ripristinare la redditività. Per il momento, però, il gruppo deve caricarsi 3 miliardi di euro di costi di ristrutturazione, di cui 1,1 miliardi nel quarto trimestre.
La nuova strategia di Deutsche Bank
L’amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing, è comunque convinto che la banca sia sulla strada giusta. “La nostra nuova strategia – commemta l’a.d. – sta guadagnando terreno. La stabilizzazione dei ricavi nella seconda metà del 2019 e la nostra costante disciplina dei costi hanno contribuito entrambi a migliorare le prestazioni operative rispetto al 2018″. Inoltre, aggiunge ancora Sewing, “il nostro business dei clienti si sta sviluppando bene, proprio in tutta la banca”. Il capo azienda pone l’accento sulla “solida posizione patrimoniale” con un Cet1 del 13,6%. “Siamo molto fiduciosi – conclude Sewing – di poter finanziare la nostra trasformazione con le nostre risorse e tornare alla crescita”.
I licenziamenti
In estate Deutsche Bank aveva annunciato il licenziamento di 18 mila dipendenti e una bad bank da 74 miliardi di euro. La banca ha previsto oneri di ristrutturazione totali di 7,4 miliardi di euro entro il 2022. I mercati sembrano credere al piano nonostante il passivo annuale. Deutsche Bank chiude infatti alla Borsa di Francoforte con un rialzo del 4,23% a 8,31 euro.
(LaPresse/di Lorenzo Allegrini)