NAPOLI – La metamorfosi è completa. Il governo del cambiamento forse è un nome azzeccato, in fin dei conti. A cambiare totalmente è stato, però, non il Paese, bensì il Movimento 5 Stelle. Dopo le batoste alle Regionali e il calo dei consensi rilevato nei sondaggi a livello nazionale, i grillini corrono ai ripari. E il capo politico Luigi Di Maio, la cui leadership è stata messa in discussione da diversi portavoce pentastellati, si arrocca. Ed è pronto a cambiare le regole interne. Il Movimento 5 Stelle è ufficialmente diventato un partito.
Gestione interna identica al Pd
E del partito avrà anche la struttura. Di Maio pensa a coordinatori regionali, a un direttorio nazionale con ogni membro che si occuperà di una diversa area tematica. Pensa alle alleanze con le liste civiche locali. E a togliere il vincolo dei due mandati per i consiglieri comunali e regionali. Il primo passo per portare la scelta a livello nazionale ed evitare di chiudere la sua carriera politica al prossimo turno elettorale. E’ esattamente la struttura del Pd che ha una direzione nazionale, non ha vincoli di mandato, ha coordinatori locali e consiglieri sui territori che negli anni consolidano la loro capacità di attrarre voti. E si allea con le liste civiche. Cosa cambia? I dem consultano l’assemblea e i 5 Stelle gli iscritti alla piattaforma online Rousseau. Le cui scelte sono condizionabili a colpi di maggioranza allo stesso modo.
La Balena bianca pentastellata
Altra caratteristica in comune con i partiti tradizionali. Ormai il Movimento 5 Stelle respinge qualsiasi critica e snobba i dati elettorali. Non perde mai. Come accadeva sin dalla Prima Repubblica. Un grande classico ora entrato nel Dna grillino. E Di Maio, dopo aver parlato con toni da democristiano di ferro nel commentare il ko sardo, lancia il nuovo movimento: il partito 5 Stelle. “E chiaro che con una nuova organizzazione e valorizzando il ruolo dei consiglieri comunali che abbiamo su tutto il territorio, saremo in grado di affrontare con nuovo slancio i problemi delle singole regioni e dei singoli comuni. Prima eravamo all’opposizione e l’aspettativa degli italiani era vederci al Governo. Ora siamo al Governo e l’aspettativa degli italiani è vederci risolvere i loro problemi, che sono tanti, frammentati e cambiano di territorio in territorio, di comune in comune, di regione in regione. Questioni complesse che non possiamo pretendere di gestire solo a livello di Governo centrale. Vogliamo intercettare questi problemi in modo più efficace e fornire soluzioni ad ogni livello. Nel MoVimento ci sono tante persone che hanno grandi competenze ed è ora di farli partecipi di più responsabilità”. Parola del Blog delle Stelle. Che ormai è espressione di una sola voce.
Di Maio segretario più che capo politico
Ci prova, poi Di Maio, a tenersi lo scettro sulla testa tirando per la giacca il vecchio leader che ormai si sta defilando e che lo critica un giorno sì e l’altro pure. “Dal 2009 gli strumenti di cui ci siamo dotati sono stati fondamentali per spargere il verbo, come diceva Beppe Grillo, e ci hanno permesso di far arrivare il nostro messaggio a milioni di persone in tutta Italia. Ora è necessario dotarci di altri, nuovi strumenti che ci consentano di radicarci e di coordinarci meglio. Magari sbaglierò, non farò tutto perfettamente, ma so che con i vostri consigli e il vostro aiuto faremo come sempre la scelta giusta”. Che, ovviamente, per Di Maio, non è aprire una discussione vera su chi sta guidando il Movimento alla trasformazione in partito. “Il ruolo del capo politico si ridiscute tra quattro anni”. Parola da vero segretario di un partito qualunque.