Di Maio contro i conflitti di interesse nell’informazione. L’impegno sulla trasparenza silenziato dai ‘giornaloni’

Il vicepremier: "Basta prendere in giro i lettori". Le sue parole non trovano spazio nel dibattito nazionale

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

NAPOLI – I ‘giornaloni’ continuano a far finta che il problema non esiste, che la stampa in Italia sia libera e indipendente da potentati economici. E ogni volta che qualche esponente di punta del Movimento 5 Stelle affronta l’argomento, la questione viene elegantemente taciuta. Eppure il vicepremier Luigi Di Maio ieri ha fatto un intervento forte, con parole dure. L’avesse fatto su Ilva o sul Ponte Morandi non si sarebbe parlato d’altro. E invece lo ha fatto sui conflitti d’interesse nel mondo dell’informazione. Ed ecco che chi ha la coda di paglia preferisce soprassedere. Non è il caso di ‘Cronachedi’.

Le parole di Di Maio

Il capo politico del Movimento 5 Stelle prova a fissare un principio: “Il lettore ha il diritto di sapere chi possiede il giornale che legge e tutti i conflitti di interesse. Se il ‘padrone’ del giornale possiede centrali a carbone è chiaro che non dirà mai la verità sull’inquinamento delle fonti fossili. È bene che il lettore lo sappia. Se il ‘padrone’ del giornale possiede un partito dovrebbe esserci il simbolo di quel partito appiccicato sopra. Insomma bisogna smetterla di prendere in giro i lettori. Siete d’accordo?”, dice rivolgendosi ai suoi followers sui social.

Il conflitto di interesse politico

Di Maio mette sotto i riflettori (anche se molti provano sistematicamente a spegnerli) due aspetti molto importanti. All’interno del mondo dell’informazione, il vicepremier evidenzia un conflitto di interessi di tipo politico, con i giornali che raccontano una versione dei fatti vestita con l’idea di questo o quel partito. E potrebbe anche andar bene, visto che indurrebbe i lettori a leggere più quotidiani per avere diversi punti di vista, se questo tipo di ‘favore’ non venisse finanziato tramite pubblicità.

Il conflitto di interesse legato agli affari del ‘dominus’ di turno

Ma è il conflitto di interessi di tipo economico aziendale a preoccupare maggiormente. Di Maio fa l’esempio delle centrali a carbone. Ma potrebbe fare quello delle Autostrade, basti vedere come molti quotidiani hanno taciuto per giorni sul ruolo dei Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi. O gli intrecci denunciati dal ministro Danilo Toninelli tra il gruppo Repubblica-L’Espresso di De Benedetti e la stessa Atlantia dei Benetton. Senza dimenticare la partecipazione di Francesco Gaetano Caltagirone, editore dei giornali Il Mattino e Il Messaggero in Acea, la multiservizi a partecipazione pubblica che si occupa della gestione idrica nella Capitale e non solo.

Le reazioni, l’impegno e le priorità

Alla domanda di Di Maio ci sono state le reazioni più svariate. Puntuali sono arrivati gli osanna dei sostenitori 5 Stelle, mentre molti democrat hanno gridato alla ‘censura’ in arrivo. Al di là delle tifoserie, il Movimento ha promesso di intervenire, come forza di governo, su questi conflitti di interesse e non certo sulla varietà di opinioni che va sempre garantita. Così come sulla trasparenza della pubblicità all’interno dei giornali, che non può certo essere legata al ‘dominus’ di turno, e sul finanziamento pubblico. Sostenere le realtà editoriali è fondamentale per il pluralismo. Dare soldi a chi ne fa un uso distorto è quello che esaspera i cittadini al punto di desiderare un taglio netto che andrebbe anche a loro discapito.

 

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