Di Maio ha ricevuto i rappresentati delle aziende che richiedono “riders”

Il leader pentastellato vuole migliorare le condizioni di chi trasporta cibo usando bici o motorini, in condizioni spesso precarie, mal pagate e magari senza assicurazione

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse
di Matteo Bosco Bortolaso

ROMA (LaPresse) – Sui cosiddetti ‘riders’ ci sarà un tavolo per cercare una soluzione accettabile per tutti. In assenza di accordo, il Governo – come già anticipato – passerà alla soluzione ‘dall’alto’, per decreto. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha ricevuto i rappresentanti delle principali aziende. Aziende che fanno portare pasti direttamente a casa da questi ‘fattorini digitali’. Sono imprese come Glovo, Domino’s Pizza, Moovenda, Just Eat, Foodora e Deliveroo.

Di Maio vuole migliorare le condizioni di chi trasporta cibo usando bici o motorini, in condizioni spesso precarie, mal pagate e magari senza assicurazione.“Viviamo in un Paese in cui molti nostri giovani hanno rinunciato ad avere uno stipendio pur di lavorare”, ha detto il ministro. Sottolineando poi che per i riders l’obiettivo è “garantire tutele e diritti ai nuovi lavoratori digitali della ‘gig economy’, di cui i riders sono una piccola, ma significativa parte”.

In questo contesto, e oltrepassando i confini ‘digitali’, si collocano anche una serie di norme per “una revisione del Jobs Act” che il leader pentastellato vuole portare in Consiglio dei ministri. “Ridurremo il numero di rinnovi dei contratti a tempo determinato”, ha detto. Spiegando che “allo studio c’è la reintroduzione delle causali” che indicano con precisione le ragioni per le quali si utilizza la forma contrattuale a termine.

Tornando ai ‘riders’

Di Maio lascerà campo libero ai rappresentanti dei lavoratori e delle aziende, che potranno confrontarsi. Ci saranno anche i sindacati, ha chiarito il ministro, aggiungendo però (“senza polemiche”) che molti non si sentono rappresentati dalle sigle tradizionali. “Se il tavolo non dovesse andar bene, allora si interverrà di nuovo con la norma che avevamo prospettato”, ha sottolineato, facendo riferimento ad una serie di misure già abbozzate che puntano ad inquadrare i ‘gig workers’ come dipendenti cui vanno garantiti una serie di diritti.

Lo stesso Di Maio, con un post su Facebook, ha sottolineato che alcuni punti devono rimanere fermi. Deve esserci un “compenso minimo inderogabile” e un “rimborso spese forfettario per la manutenzione degli strumenti tecnologici o meccanici (ad esempio, 50 euro al mese)”. E ci vogliono, soprattutto, “le ferie, il riposo, il diritto alla disconnessione, l’iscrizione obbligatoria Inps e Inail a carico del datore di lavoro”.

Nei prossimi giorni si capirà se un accordo è veramente alla portata con un semplice confronto tra le parti

Nei giorni scorsi, non tutte le aziende avevano reagito bene alla misure prospettate ‘dall’alto’ da Di Maio. In un’intervista al Corriere della Sera, l’amministratore delegato di Foodora Italia Gianluca Cocco aveva lasciato intendere che le nuove misure potrebbero addirittura spingere queste piattaforme telematiche a lasciare il Paese.

Alessandro Lazzaroni, amministratore delegato di Domino’s Pizza, apre alla prospettiva del confronto. La sua azienda, che ha portato in Italia un’istituzione per la pizza negli Stati Uniti, fa grande affidamento agli ordini sul web. E il 30% dei 250 dipendenti è a tempo indeterminato full time, inquadrato nella contrattazione collettiva dei pubblici esercizi. Per Lazzaroni, si può certo pensare di accompagnare più lavoratori verso un contratto stabile, a patto però che “si arrivi ad una riduzione del cuneo fiscale”.

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