TUNISI – Vita da separati in casa. Luigi Di Maio e Matteo Salvini siedono agli stessi tavoli, si ritrovano fianco a fianco nella stesura degli accordi internazionali, ma non si rivolgono la parola – almeno in pubblico – e quasi sempre evitano addirittura di incrociare gli sguardi. Sono lontani i tempi delle battute e delle risatine al Quirinale, nel giorno dell’insedimento del governo: a Tunisi i due vicepremier hanno spiegato col linguaggio del corpo il tenore dei rapporti che li lega. L’impressione è che siano anche oltre il lumicino.
Il clima al vertice bilaterale con l’esecutivo del Paese africano è surreale
Di Maio ha preferito arrivare lunedì sera, direttamente da Varsavia, mentre da Roma il premier, Giuseppe Conte, ha condiviso l’aereo di Stato con Salvini. Cosa si sono detti durante il viaggio è top secret, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, ma di certo il caso di Armando Siri non è stato evitato. Anche perché la sera prima il capo dell’esecutivo ha avuto quel faccia a faccia tanto atteso col sottosegretario leghista, accusato di corruzione in un’indagine che lambisce anche fatti di mafia. Ragione per cui il M5S lo vorrebbe fuori dalla squadra di governo in tempo zero, anche se Conte frena: “Bisogna avere la pazienza di aspettare che termini il percorso che ho iniziato e la mia giacca è larga, si tira difficilmente”.
Ma questo è solo uno dei nodi irrisolti, perché resta l’impasse sulle Autonomie, che fortissimamente vuole il Carroccio, al pari della Flat tax, anche se “al momento non se ne parla di riforma fiscale”, rintuzza sempre il premier, sempre più trait d’union tra i leader delle due forze di maggioranza, garantendo che il tema non esce dall’agenda.
La trasferta in terra africana sarebbe potuta essere l’occasione giusta per un confronto in campo neutro, invece, tutti e tre si sono ritrovati al Palace du governement, per il tavolo di lavoro. Blindantissimo alla stampa, ovviamente, sebbene le fotografie degli uffici di comunicazione abbiano aperto uno squarcio ai cronisti. Ma è sintomatico che l’obiettivo dello staff del ministro dell’Interno abbia centrato in pieno Salvini e tagliato l’immagine del premier. Una svista, nulla più, sia chiaro.
Un altro momento particolare è stata la firma degli accordi bilaterali
Il cerimoniale tunisino ha messo le sedie di Salvini e Di Maio una accanto all’altra, ma una volta arrivati gli occupanti, non si sono scambiati nemmeno una parola, tuffando i rispettivi sguardi negli schermi dei loro smartphone, per controllare i messaggi e le mail.
Sono andati avanti così per buoni 10 minuti, fino a quando non sono entrati in sala i due premier per l’inizio della cerimonia. Neanche al pranzo diplomatico organizzato in un ristorante esclusivo della città vecchia ci sono stati tentativi di approccio tra gli ‘osservati speciali’. Chi vi ha preso parte spiega, però, che non ci sarebbe stata l’occasione di parlare di taglio agli stipendi dei parlamentari, conflitto di interessi, riforma fiscale o riforma della sanità locale.
(LaPresse)