Da un lato le Autonomie, questione nodosa che ha scelto di gestire direttamente il premier Giuseppe Conte. Dall’altro lato il salario minimo e il perenne scontro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
La pace è durata poche ore. Il grillino è tornato alla carica difendendo l’idea del suo gruppo: “Adesso dobbiamo dare dignità alle retribuzioni, dobbiamo accelerare l’iter della proposta sul salario minimo orario perché tutti dicono a chiacchiere di essere a favore del lavoro, ma in realtà chi approva questa legge sarà colui che avrà tutelato i diritti dei lavoratori. Chi invece, in questo momento, lo sta rallentando, sta dando una pugnalata a quei lavoratori”. Le parole diffuse dal capo del Mise sui social network hanno riacceso la polemica. La riforma è al vaglio della commissione Lavoro del Senato: “Non ci arrendiamo – ha aggiunto Di Maio -. Vi prometto che presto diventerà legge anche in Italia”.
Il governo si avvia verso la crisi: la partita tra Carroccio e grillini è basata su chi riesce a tenere di più i nervi saldi. Giocano a non intestarsi la causa della fine dell’esecutivo. Se Salvini è alle prese con i mal di pancia di Giorgetti, che vorrebbe subito la crisi, e l’inchiesta sui presunti fondi russi incassati dal suo partito, Di Maio è schiacciato tra le due correnti del Movimento: da un lato quella di Fico-DI Battista, dal’altra la strategia di Casaleggio. Lui nel mezzo continua a perdere consensi (stando agli ultimi sondaggi diffusi da alcuni quotidiani nazionali).