Una relazione, quella tra Raffaele Diana e Vincenzo Ambrosio, che andrebbe oltre la politica: i due, impegnati nel 2019 a fare voti a Forza Italia, secondo il Gico di Firenze hanno messo in piedi anche una società immobiliare con sede a Campobasso. Si chiama M.a.r. Corporation srl. Ad amministrarla è Diana, ma hanno quote anche Massimiliano Lanni, 45enne, uomo d’affari molisano, e Amalia Ranieri, 41enne originaria di Ottaviano, moglie di Ambrosio. La donna, secondo gli investigatori toscani, fungerebbe da mero ‘prestanome’ perché il marito, vicesindaco ed assessore al bilancio di Pozzilli dal primo giugno 2015 al 16 giugno 2017, in qualità di militare della guardia di finanza, non avrebbe mani libere nell’azienda.
Prima di cominciare a fare business (o almeno provarci), Diana, 44enne di Casapesenna, si avvicinò ad Ambrosio, hanno ricostruito le fiamme gialle, attraverso l’intermediazione di Lanni, in occasione delle Europee di due anni fa. Stando ai riscontri del Gico, proprio Ambrosio, sottufficiale in servizio presso la tenenza di Venafro, avrebbe fatto da intermediario tra il casapesennese e Aldo Patriciello, imprenditore ed europarlamentare di Forza Italia dal 2006, affinché promuovesse nell’Agro aversano la candidatura della beneventana Mariagrazia Chiusolo detta Molly, adesso assessore a Benevento, con la quale sempre Patrieciello, pure lui candidato in quella tornata, si muoveva in ticket. E Raffaele Diana, sostengono gli investigatori, con il fratello Giuseppe, fidanzato di Raffaella Zagaria, nipote del capoclan Michele Zagaria, e con Antonio Esposito, suo socio di lunga data, si sarebbero attivati nel procurare circa 400 voti alla Chiusolo. Impegno elettorale, hanno annotato i finanzieri toscani, che avrebbe portato poi la beneventana (non eletta) e Aldo Patriciello a congratularsi con Diana.
Archiviate le Europee, la relazione tra Ambrosio, originario di San Giuseppe Vesuviano, e il casapesennese si sarebbe intensificata al punto che ogni volta che quest’ultimo si trovava nella zona di Isernia contattava il sottufficiale al quale, sempre nel 2019, stava seguendo pure dei lavori di ristrutturazione di un suo immobile. Se il Gico di Firenze aveva acceso i riflettori su Diana è per la presunta holding occulta che con il fratello Giuseppe ed Esposito aveva attivato in Toscana, con ramificazione anche in Emilia Romagna, in grado, tra il 2016 e il 2018, di ottenere numerosi appalti e di innescare un giro di false fatture con varie società intestate a prestanome. Un meccanismo che, secondo il sostituto procuratore Giulio Monferini, era stato organizzato per favorire e rafforzare le fazioni Zagaria e Schiavone del clan dei Casalesi. L’aggravante mafiosa contestata, in sede cautelare, è stata annullata dalla Cassazione. La Procura distrettuale fiorentina, però, continuerà a proporla nel corso del processo a carico dei tre, con rito abbreviato, che prenderà il via a fine dicembre.
E mentre i finanzieri del Gico, delegati dal pm Monferini, cercavano di tracciare le attività dei Diana ed Esposito al nord, si sono soffermati anche sugli affari da loro avviati in Molise e nella zona di Benevento. Il materiale raccolto dai militari ora è al vaglio della Dda di Napoli. Ambrosio, la moglie Amalia Ranieri, Lanni, Patriciello e Chiusolo, citati nell’articolo, innocenti fino a prova contraria, per quanto a nostra conoscenza non risultano indagati. Agli inquirenti partenopei il compito di approfondire e verificare il lavoro avviato dai finanzieri fiorentini.