NAPOLI – Una tragedia che ha sconvolto tutta la Campania. E che ha attivato un moto di solidarietà da ogni parte della Regione, a supporto delle famiglie devastate dalla strage che ha messo in ginocchio Casamicciola. Un disastro rispetto al quale anche Carlo Marino (nella foto), sindaco di Caserta e presidente di Anci Campania, ha voluto esprimere tutto “il dolore e il turbamento per quanto accaduto”, mettendo in evidenza la necessità, da parte del Governo, di dichiarare lo stato di emergenza per i territori colpiti dal disastro naturale. “La forte comunità di Ischia saprà reagire a questa ennesima luttuosa avversità”, sostiene Marino che fa riferimento anche al dramma di Castellabate, nel Cilento, annunciando la volontà imminente di “affrontare con i sindaci dei Comuni colpiti i motivi ricorrenti che trasformano una pioggia intensa in un tramite di lutti e disastri”. Ma soprattutto il presidente dell’associazione dei Comuni campani è intenzionato a sollecitare “lo stato di emergenza e i risarcimenti” per far fronte alle esigenze delle famiglie devastate dalla frana. “Il mio primo pensiero va alle persone morte, ai dispersi e alle loro famiglie, a cui esprimo cordoglio e vicinanza”, evidenzia Marino, ringraziando poi “gli amministratori dei Comuni di Ischia e i soccorritori della Protezione Civile, dei Vigili del fuoco, delle forze dell’ordine che strenuamente si stanno impegnando contro una calamità tanto devastante”. Un dramma, l’ennesimo, che affligge un territorio martoriato dalle calamità naturali, ma anche dalla lentezza di una burocrazia istituzionale che non ha ancora messo in moto la ricostruzione post-sisma del 2017, dopo la recente ricognizione che ha evidenziato la presenza di oltre 1500 abitazioni inagibili a seguito del terremoto che mise in ginocchio l’Isola Verde. “Adesso è il tempo della vicinanza, del sostegno, della cura. Poi verrà il tempo per creare le condizioni affinché la paura non ci ghermisca ogni volta che piove, ad Ischia come nel Cilento pochi giorni fa”, sottolinea il primo cittadino casertano a nome dei Comuni iscritti all’Anci Campania. “Sono sicuro che niente potrà alleviare questo collettivo dolore patito, nessuna cifra potrà restituire ai propri cari le vittime. – prosegue Marino – Nessun ristoro potrà raccontare l’angoscia e il senso di smarrimento di centinaia di persone di Casamicciola alle quali l’acqua e il fango hanno portato via, assieme alle auto e agli oggetti cari, anche la certezza di una vita serena”.
“Nessuna manutenzione, è un’area da monitorare”
Una ferita al cuore, che non si rimargina. Tra lo strazio per l’ennesima ‘tragedia annunciata’ e una ricostruzione post-sisma che, cinque anni dopo il terremoto dell’estate 2017, stenta ancora a prendere il via. A fare da contraltare alla perla del turismo sull’Isola Verde, c’è la ‘città maledetta’, oppressa da 4 cataclismi naturali in 16 anni. Lì, dove le case sono state sommerse dalla colata di fango e detriti, c’è una fetta di città in cui le ‘baracche’ rievocano il ricordo beffardo di quel che accade ormai cinque anni orsono. Lì, dove la memoria riporta anche ai cataclismi del 2006 e del 2009, due frane che costarono la vita a 5 persone. “Il 60% della Campania è ad alto rischio idrogeologico. E l’azione dell’uomo alimenta le stragi”, spiega il geologo Gaetano Sammartino (nel riquadro), presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale-sezione Campania, che non ha dubbi sulle cause della calamità naturale che ha travolto Casamicciola, una frana che ha spazzato via tutto quello che ha trovato lungo il suo percorso.
Presidente, da cosa trae origine la frana a Casamicciola?
Partiamo da un presupposto, parliamo di un territorio in cui il rischio idrogeologico è elevatissimo, ragion per cui gli eventi calamitosi rappresentano un fattore tutt’altro che da sottovalutare. Poi ci sono anche altri aspetti da tener presenti con molta attenzione.
Quanto ha influito l’azione dell’uomo?
E’ stata determinante, perché è andata a turbare gli equilibri della natura. E la natura, senza le sue regole, finisce prima o poi per ribellarsi, innescando meccanismi che poi vanno a riverberarsi sui territori e sulle tante persone coinvolte stavolta in questa tragedia.
Quindi è colpa degli uomini se è accaduto, ancora una volta, tutto questo.
L’azione antropica rappresenta una chiave di lettura assolutamente rilevante rispetto a ciò che è accaduto ad Ischia. Ma la situazione è decisamente più articolata e complessa.
Ci spieghi meglio.
Accanto agli equilibri ‘turbati’ dalle costruzioni, non va trascurato neppure il fattore connesso alla scarsa manutenzione, perché quei luoghi, proprio in ragione dell’elevato rischio idrogeologico, necessitano di essere tenuti sotto costante monitoraggio. E tutto ciò probabilmente non è accaduto.
Eppure in Campania il dissesto idrogeologico dovrebbe rappresentare una priorità sull’agenda delle istituzioni.
Condivido in pieno questo punto di vista. La Campania possiede il 60% del territorio sottoposto a rischio idrogeologico. Basti pensare che la media delle aree a rischio nel resto d’Italia raggiunge a stento il 19%. Inoltre, le catene montuose della Campania sono piuttosto ‘giovani’ e in costante movimento, motivo per cui l’attenzione deve essere sempre altissima su questi temi.
Ad influire è stato anche il taglio degli alberi?
Certamente. Le chiome degli alberi rappresentano uno scudo rispetto alla pioggia battente e le radici trattengono l’acqua che scorre lungo i pendii. Senza barriere naturali, infatti, i ruscellamenti sono più intensi. E il terreno molle per l’accumulo di acqua genera distacchi, smottamenti e frane, i cui effetti sono purtroppo ben visibili a tutti.
Ci sono altre aree ad elevato rischio sul territorio?
Tutta la Campania è una zona a rischio. E non è certamente una questione di aree più o meno pericolose. Occorrono tutela, cura e manutenzione. Sui Lattari, ad esempio, c’è il pericolo di distacchi di materiale roccioso che si abbattono in penisola sorrentina e in costiera amalfitana. Un’altra area da tenere sotto controllo
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