CATANIA – Salvini si era ‘offerto’ volontario. Ai pm di Agrigento che stanno indagando sull’attracco della Diciotti a Catania e il mancato sbarco dei migranti, aveva detto: “Vengano da me”. I magistrati hanno preferito i funzionari del Viminale: in queste ore infatti alcuni dirigenti del dicastero guidato dal leghista sono stati ascoltanti dagli inquirenti come persone informati sui fatti.
Gli ispettori del ministero della Sanità a bordo
Intanto per verificare le condizioni degli extracomunitari sono saliti a bordo della nave gli ispettori del ministero della Salute che hanno ordinato lo sbarco immediato di 16 persone in condizioni di salute non ottimali: si tratta di 11 donne e 5 uomini. C’è il sospetto che tre migranti siano affetti da tubercolosi, due da polmonite.
L’indifferenza dell’Europa
L’Europa per ora ha scelto di voltare le spalle al Governo. Il ricollocamento tra i paesi dell’Ue non ci sarà. La soluzione per superare l’impasse sarebbe quella di svolgere l’identificazione dei migranti direttamente sulla nave, comprendendo chi ha il diritto di essere accolto e chi no senza lasciar scendere tutti sul suolo italiano. Una mossa che salverebbe (parzialmente) la politica del capo del Viminale.
Il problema è che orma Salvini ha fagocitato il caso Diciotti: non si tratta più di consentire lo sbarco o meno ai 150 migranti. Riguarda invece la capacità del leghista di essere coerente con la linea annunciata ad alta voce (in campagna elettorale e subito dopo il voto). L’Italia ha già dato. Basta sbarchi.
Conte con Salvini
Giuseppe Conte, per evitare una frattura pericolosa con il Viminale, ha sostenuto pubblicamente la scelta del leghista. All’indifferenza dell’Europa il vicepremier ha fatto sapere che “l’Italia ne trarrà le conseguenze e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione”.
Ma alle possibili ritorsioni economiche contro l’Ue Enzo Moavero ha dato il suo parere negativo.
Al momento i 150 migranti sono senza nome. I loro effetti personali sono stati sequestrati e collocati in un sacchetto di plastica con un numero identificativo. Controllare i cellulari degli extracomunitari per la Procura rappresenta una pista investigativa importante: non è da escludere che proprio attraverso l’analisi delle foto scattate e dei numeri chiamati riuscirà ad individuare gli scafisti.