Diciotti, Salvini ‘immune’ con i voti del M5S. Proteste del Pd: il pentastellato Giarrusso mima le manette

Caduta di stile del senatore grillino ha voluto ricordare ai 'democrat' che protestavano in piazza l'arresto dei genitori di Matteo Renzi

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMASalvini si è salvato tra le proteste. La Giunta per le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno, accusato di sequestro di persona aggravato per non aver fatto sbarcare, per cinque giorni, i 177 migranti della nave Diciotti. E nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza i senatori del Pd hanno urlato con cartelloni alla mano in direzione dei senatori grillini, mentre Michele Giarrusso mimava il gesto delle manette: un non velato richiamo agli affari della famiglia Renzi.

Tutto secondo le previsioni

E’ andato tutto secondo le previsioni. I senatori M5S, con un inaspettato asse con Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno votato a favore della proposta del presidente Gasparri: sei sono stati i ‘no’ Pd, LeU e Misto), sedici i sì. Un risultato ampiamente scontato, dopo il voto sulla piattaforma Rousseau che ha ‘sollevato’ il Capitano dalla responsabilità di affrontare un processo di fronte ai giudici del Tribunale dei ministri di Catania. Fedeli al volere dei 30mila iscritti, i senatori del Movimento sono stati compatti, come un sol uomo, nel dichiarare che l’atto del ministro è frutto di una decisione politica di governo, collegiale, condivisa e compiuta “per la difesa del Paese”. E mentre dentro si era alle ultime battute, nel cortile della Giunta è andata in scena una protesta in pieno stile ‘grillino’, solo che a manifestare erano i senatori del Pd con tanto di cartelli con scritto ‘vergogna’ e ‘onestà’. Per tutta riposta, Giarrusso ha mostrato il segno delle manette, incrociando i polsi all’indirizzo di quei colleghi parlamentari che lo stavano contestando, spingendosi a lanciare un dardo infuocato dritto al cuore dei renziani: “Io non ho i miei genitori ai domiciliari”.

Ora tocca al Senato

Ora la parola passa all’Aula del Senato per il pronunciamento definitivo sul ‘caso Diciotti’. L’Assemblea di Palazzo Madama deve esprimersi entro 30 giorni. In base al regolamento di Palazzo Madama, per ribaltare il parere della Giunta servirebbe la maggioranza assoluta dei componenti. Il voto dell’Aula, in ogni caso, sarà a scrutinio palese, molto probabilmente rendendo visibile a tutti lo scollamento nei Cinquestelle.

(LaPresse/Denise Faticante)

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