NAPOLI – “Dieguito tango, chistu pallone e’na ventosa/Dieguito tango, ca manco ‘a notte s’arreposa/Sott’ ‘e lenzola, te trova ‘o tiempo pe’ sunna’ ca sta jucando ‘mpriatorio se scarta pure ‘o Pateterno e ‘mparaviso va a signa’!”: è questa la strofa più significativa di “Dieguito Tango”, la nuova produzione del compositore argentino, ma napoletano d’adozione, Diego Moreno (in foto), per omaggiare il più grande calciatore di tutti i tempi: il ‘nostro’ Diego Armando Maradona. Una romantica rivisitazione dell’omonimo brano che Fausto Cigliano scrisse nel 1987 per celebrare El Pibe de Oro, e che oggi Moreno rispolvera con rinnovata emozione e in due versioni: una in napoletano e una, naturalmente, in spagnolo. E racconta a ‘Cronache’ dove e come è nata la voglia di cantare “Dieguito Tango”.
“Questo è un brano che avevo scoperto quattro anni fa, quando nel 2017 me lo aveva fatto sentire il gruppo argentino Amores Tangos. Il mio amico Josè mi invitò come ospite in una delle loro serate qui a Napoli, a Fuorigrotta. Quella sera cantai “Dieguito Tango”, e da allora rimasi con la voglia di realizzarne una versione mia. Ed eccola qui: l’ho prodotta coinvolgendo un eccellente organico argentino sotto la direzione musicale del Maestro Juan Pablo Gez Carballo, componente del Quinteto Triunfal, formazione argentina specializzata nel repertorio di Astor Piazzolla. La produzione è nata tra Napoli e l’Argentina, non potendo viaggiare in questo anno terribile per tornare nel mio paese natale, per ovvi motivi. Ne ho realizzate due versioni, e di entrambe esiste un video girato durante una sessione in studio. La canzone è stata scritta dal grande Fausto Cigliano che è felicissimo del mio apporto e mi ha accompagnato passo dopo passo in questo mio percorso”.
Un omaggio musicale sentito a Maradona: qual è il ricordo che serbi di Diego?
Nei video ho scelto di non inserire alcuna sua immagine: solo alla fine ho messo la dedica che Maradona mi scrisse quando ci incontrammo nel ‘91. Ci siamo visti in totale tre volte, l’ultima ci ripromettemmo di organizzare un asado argentino, una grigliata tipica argentina. Ma non fu possibile, perché lui andò via da Napoli. Quell’occasione fu bella perché all’epoca facevo parte dei Tawa, gruppo latino-americano. Eravamo fissi a Canale 21 tutte le domeniche quando facevamo il ‘Gran Bazar’, trasmissione con Guadalupe Barrera, cantante peruviana anche lei amica di Diego. Lui quella sera giocava ad Agnano, noi eravamo in pausa, erano le 8 ed avevamo due ore libere. Sapevamo che Diego si allenava nei dintorni, così decidemmo di andarlo a vedere. Dietro le transenne del campetto lo vedemmo e salutammo, lui ci venne incontro e ci disse: “Mi faccio una doccia e vi vengo a salutare”. E così fu: restammo contentissimi, fu di parola. E in quell’occasione scrisse ad ognuno di noi una dedica: la mia diceva, appunto: “Da Diego, con simpatia a Diego”.
Una dedica genuina sia a Napoli che all’Argentina.
Sono contento di averla realizzata: Diego lo meritava. Un ringraziamento per quelle gioie che Maradona ci ha donato per essere stato el dio de la pelota. Sentivo che dovevo omaggiarlo.
Chi meglio di te che sei argentino di nascita, ma napoletano ‘nel cuore’.
Camminando per i vicoli del centro storico di Napoli vedo sventolare sia le bandiere di Napoli che quelle dell’Argentina: questo mi dà grande emozione, ed è quello che Diego ha fatto per noi. Ma c’è anche molta Napoli in Diego: le due cose non si possono separare.
Come hai vissuto il lutto della sua morte?
Un magone incredibile: ci siamo sentiti tutti orfani di una persona bellissima, un giocatore formidabile, un rappresentante degli ultimi che, come dico nel testo, ha vinto su tutti “dribblando il potere”. E’ stato questo il mio miglior modo per omaggiare Diego. E Fausto è stato fondamentale, ringrazio lui e la sua compagna Dorina.
Diego, progetti futuri?
Durante il lockdown ho prodotto dei singoli e ora non vedo l’ora di risalire sul palco per cantare in presenza. Il comparto dello spettacolo sta soffrendo, certo per delle giuste ragioni, ma fatto sta che da un anno e mezzo non si lavora. Sicuramente sto lavorando per plasmare “Tango Scugnizzo Volume II”, di cui “Dieguito Tango” sarà una punta di diamante. E, incrociando le dita, produrrò anche un docufilm di “Tango Scugnizzo”.
Quanto ti manca l’Argentina?
Tantissimo: prima che scoppiasse la pandemia, era il 19 febbraio 2020, giorno del compleanno di mio padre ma anche quello di Massimo Troisi, ero in Argentina in teatro e feci una piccola festa per salutare amici e parenti prima di tornare a Napoli. Ci lasciammo dicendoci che ci saremmo visti presto. Da allora non sono più tornato. Qui a Napoli sono felice con mia moglie, grazie a Dio, ma mi manca molto la possibilità di tornare in Argentina per quello che era un appuntamento fisso.