Il governo di prima, quella penta-leghista, non l’avrebbe mai fatto. Impugnare una legge del Friuli Venezia Giulia, amministrata dal Carroccio, era qualcosa di impensabile. Quello di adesso, invece, l’ha fatto. E l’ha fatto come (quasi) suo primo atto. Ha le mani libere. Matteo Salvini non c’è.
Alcuni provvedimenti adottati dalla Regione, ha spiegato il Cdm, erano “risultate eccedere dalle competenze statutarie della Regione” e quelli relativi l’immigrazione apparivano “discriminatori”. Quali? Incentivi per chi assumeva residenti in Friuli da almeno 5 anni e fondi destinati ai rimpatri coatti presi da cifre in un primo momenti riservate all’accoglienza.
La mossa ha lo zampino del neo ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia del Partito Democratico. Ed ha subito incassato le critiche da parte del governatore Fedirga: “Abbiamo tolto i fondi per i corsi di sci e taglio e cucito agli immigrati entrati irregolarmente e li usiamo per i rimpatri. Secondo il governo Pd-5 Stelle con i soldi dei cittadini di questa Regione non possiamo aiutare i cittadini di questa regione, ma dobbiamo aiutare anche gli immigrati. È una vergogna assoluta”.