NAPOLI – Neanche un euro per combattere un fenomeno dilagante che sta spezzando, silenziosamente, giorno dopo giorno, la vita di migliaia e migliaia di giovani. Nella manovra di Bilancio varata dal Governo a fine anno ci si aspettava di trovare una riga fondamentale: quella relativa al fondo nazionale per il contrasto dei disturbi del comportamento alimentari. E invece niente. Dissolti, quindi, i 25 milioni di euro che erano stati stanziati per il 2022 e il 2023 per costituire una rete di servizi adeguata ad affrontare quella che ormai è diventata una vera emergenza. L’opposizione in Parlamento si è fatta sentire sul punto. E lo hanno fatto anche le associazioni. Cancellare così quel fondo vuol dire dimezzare i servizi a disposizione di coloro che hanno deciso di combattere contro l’anoressia e la bulimia. Un taglio che ha fatto discutere e indignare anche perché le cure contro i disturbi alimentari sono previste dai Livelli essenziali di assistenza e appare come un controsenso che venga operato un taglio mentre le Regioni tentano disperatamente di raggiungere degli standard di servizi accettabili. “Chi ha tagliato il fondo forse dimentica che si tratta di disturbi che conducono direttamente alla morte. E’ una scelta ovviamente non condivisibile – spiega lo psicoterapeuta Stefano Iovino (nella foto), fondatore del Centro Centro DiCA – Disturbi del Comportamento Alimentare – di Napoli, che si occupa proprio di fornire assistenza a chi lotta contro i disturbi del comportamento alimentare – Purtroppo c’è poca attenzione alla salute mentale, per quanto si stia cercando di sensibilizzare il più possibile su un tema fondamentale. E’ un problema molto ampio e cancellare il fondo non fa bene alla stragrande maggioranza delle persone. Il nostro è un centro privato, i numeri del fenomeno sono importanti, e tanti arrivano qui perché nella sanità pubblica non ci sono più posti. La conseguenza del taglio del fondo, naturalmente – aggiunge il dottor Iovino – sarà quella di avere meno personale, di fornire livelli assistenziali più precari”. In Campania non mancano medici di grande livello e strutture capaci di fornire assistenza. Ma non bastano, non possono bastare. E in tanti sono costretti a emigrare per accedere alle cure. Un fenomeno che viene rilevato chiaramente da chi è in prima linea, ogni giorno: “A Napoli e in Campania ci sono strutture fantastiche, professionisti di grande livello, ma sono oberati di lavoro e richieste e purtroppo non c’è spazio per tutti”., ha aggiunto il dottor Iovino. Dal Governo, per ora, nessun passo indietro. Le Regioni si stanno organizzando in proprio, chi ha le risorse per farlo, per ovviare in qualche modo al taglio ‘romano’. Si sono impegnate, in questo senso, il Lazio e l’Emilia Romagna, due regioni guidate dal centrosinistra. In Campania nulla si è mosso. E non è affatto un buon segnale. Specie per i migliaia di giovani, anche adolescenti e preadolescenti, che stanno provando a combattere quel mostro chiamato disturbo alimentari che si è insinuato nella loro vita. Un mostro che, senza l’aiuto di strutture e medici di primo livello, quelle vite rischia di spezzarle definitivamente.
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