Domani il Consiglio dei ministri darà il via libera al quarto decreto aiuti da 9,1 miliardi, che confermerà fino a fine anno il credito di imposta per le imprese e la riduzione delle accise sui carburanti. “Il Governo sta verificando la possibilità di impiegare le risorse disponibili della programmazione 2014-2020 dei Fondi strutturali e di investimento europei per misure di riduzioni dei costi energetici di imprese e famiglie”, anticipa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione sulla Nadef, spiegando che si lavora anche alla possibilità di rateizzare le bollette per l’elettricità.
La sfida vera è sulla manovra 2023: i circa 21 miliardi, a disposizione verranno impiegati per fronteggiare l’emergenza energia, rinnovando le attuali misure anche nei primi mesi dell’anno prossimo. Per altro resta davvero poco. Il quadro è chiaro: “Le stime prefigurano una variazione negativa del Pil per l’ultima parte dell’anno” e per il 2023 “si prevede una variazione dello 0,3%, più contenuta rispetto a quanto ipotizzato a fine settembre”, dice Giorgetti.
All’incertezza delle prospettive economiche – con chiari rischi al ribasso, come conferma l’Upb, si sommano altre due voci di spesa:quella delle pensioni, che di qui al 2025 peseranno per oltre 50 miliardi anche per effetto del meccanismo di indicizzazione all’inflazione, e il Superbonus, che al 2026 costerà 37,8 miliardi di euro in più del previsto, un dato che a fine anno potrebbe salire ancora. Di sicuro, anticipa il ministro, “il meccanismo sarà rivisto in modo selettivo perché questo governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse a una limitatissima fetta di cittadini italiani in modo indistinto”.
Conferma a stretto giro il vicepremier Matteo Salvini: una revisione è “assolutamente doverosa” anche per “riportare sotto controllo i prezzi, perché c’è stata una corsa speculativa che li ha portati in eccedenza rispetto al normale”. In sostanza, per “gli interventi che diano dei primi segnali rispetto agli impegni formulati nel programma di Governo”, come le misure fiscali o previdenziali “bisognerà trovare delle forme di compensazione nello stesso settore, bisognerà diminuire alcune forme di aiuto per aumentarne altre in ambito fiscale e lo stesso vale per gli interventi in materia previdenziale”.
Razionalizzare, dunque, in “un orientamento di politica fiscale selettivo, con priorità ben definite in un quadro di prudenza volto a favorire la discesa del debito”. Il documento di bilancio sarà pronto al massimo tra tre settimane, assicura il ministro, e conterrà “misure di ‘tregua fiscale’ che saranno un utile sostegno alla liquidità”, mentre si studia la fattibilità di una flat tax incrementale extra forfetario, con una aliquota del 15% su una quota dell’incremento di reddito 2022 rispetto al 20 maggiore tra quanto dichiarato nei tre anni precedenti.
Il taglio cuneo fiscale, oggetto anche dell’incontro con i sindacati, verrà “in qualche modo” riproposto, mentre l’opzione di andare in pensione con 41 anni di contributi “non è esclusa ma ci dovrà essere qualche compensazione, può essere che qualche economia derivi dal Reddito di cittadinanza”. Si valuta inoltre l’introduzione di una sorta di premio o indennità fino a tremila euro da parte delle imprese che in esenzione totale di contributi e tasse vogliano aiutare i dipendenti contro il caro inflazione. L’hanno presentata in Germania”, e “la riproporremo tale e quale”.
Attenzione anche al capitolo Pnrr: “Con il quadro normativo attuale il piano non si riesce a fare nei tempi previsti, urge una revisione” che lo renda “realistico”. Uno spiraglio, spiega il ministro, è nella decisione in sede europea sul RepowerEu che “potrebbe aprire la discussione sulla revisione e un aggiustamento del quadro del Pnrr, in relazione al differente quadro di costi”.(LaPresse)