ROMA – L’approvazione del nuovo dl aiuti è in dirittura d’arrivo e i sindacati marcano a uomo il Presidente del Consiglio Mario Draghi, chiedendo maggiori risorse rispetto a quelle che il Governo intende stanziare per sostenere famiglie e imprese e invocando, ancora, un nuovo scostamento di bilancio. È questo il quadro che è emerso questa mattina, al termine del secondo round tra i leader di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi e l’esecutivo, per cui sedevano al tavolo, oltre a Draghi, i ministri del Lavoro, Andrea Orlando, dell’Economia, Daniele Franco e dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. Incontro che si attendeva in realtà per dopo Pasqua: lo aveva promesso il premier lo scorso 2 aprile, quando aveva proposto ai sindacati di aprire un confronto strutturale e permanente sulla situazione economica, gravata dall’impennata dell’inflazione e dai rincari energetici, frutto della guerra in Ucraina. Poi però Draghi è stato contagiato dal Covid, e l’attesa si è protratta, come hanno puntualizzato gli stessi segretari generali dai palchi del primo maggio, chiedendo di essere ascoltati, questa volta, prima della riunione del Consiglio dei ministri. E così è stato: il Cdm si è tenuto infatti alle 12 di questa mattina, dopo la riunione. Un secondo Cdm si è invece riunioto nel pomeriggio proprio per varare il dl aiuti.
Una disponibilità accolta con favore dalle sigle sindacali: “Abbiamo apprezzato la disponibilità del governo a questo incontro”, ha detto infatti il leader Cisl, Luigi Sbarra, a cui fa eco il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, per cui è stato senza dubbio “un incontro importante”. Sembra infatti che la porta di Palazzo Chigi sia rimasta aperta: “Il Governo condivide le nostre richieste e nel decreto ne terrà conto”, ha assicurato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Ma, al netto del metodo, i sindacati restano cauti: “il governo condivide che la priorità è tutelare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, ma non ci ha detto quali saranno i contenuti dei provvedimenti che saranno nel decreto, per cui il nostro giudizio resta sospeso”, ha affermato Landini. In generale, i tre sindacati concordano su un punto: i 6-7 miliardi di aiuti a famiglie e imprese, che dovrebbero essere stanziati con il decreto, non bastano. Le risorse vanno cercate altrove, a partire dallo scostamento di bilancio, passando per la tassazione degli extraprofitti e reinvestimento in extragettito Iva. In questo modo, ha sottolineato Sbarra, si potrà guadagnare un margine di intervento sensibilmente più ampio di quello attualmente previsto dall’esecutivo.
“Ora contano i fatti e non le parole” ha tagliato corto Landini, invitando il governo e tutte le forze politiche che lo sostengono a prendersi “le proprie responsabilità”. E se è pacifico che la priorità – come sembra ritenere lo stesso esecutivo – sia tutelare il potere d’acquisto, allora si deve decidere come tutelarlo. A spiegare le opzioni sul piatto, è Bombardieri: “Lo si può fare attraverso la decontribuzione con un bonus, o attraverso il cuneo fiscale”, aggiungendo che però qualsiasi intervento dovrà avere come obiettivo prioritario “le partite Iva, il lavoro autonomo e i pensionati, soprattutto le fasce più basse”. La crisi, ha concluso poi il segretario generale della Cisl, “sarà pesante e lunga” e quindi è vitale “assicurare ogni utile sostegno e protezione ai lavoratori dipendenti e ai pensionati”. Sarà questo dunque l’obiettivo al centro del prossimo appuntamento tra governo e sindacati, calendarizzato per fine maggio.
di Martina Regis